domenica 10 maggio 2015

We are not Pink Floyd vol. 11 - Minor bands of the English Seventies (Fairfield Parlour/Gracious/Fruupp)

Fruupp

Fairfield Parlour - From home to home (1970). Morbido e malinconico, il disco si astiene dagli umori progressive per puntare verso i territori rassicuranti del pop melodico. Non manca qualche buon episodio (Emily, Aries) e qualche felice estroversione (Sunny side circus, In my box): anonimo, ma indubbiamente piacevole. Peter Daltrey, voce, tastiere, percussioni; Eddy Pumer, voce, tastiere, chitarra; Steve Clark, flauto, basso; Dan Bridgman, batteria, percussioni.

Gracious - This is … Gracious!! (1971). I 24 minuti di Supernova partono alla grande: echi di Pink Floyd e un'ottima tensione, poi il quadro si sfilaccia: nonostante la godibilità di alcuni passaggi si avverte troppo la varietà dell'ispirazione (folk, pop) che finisce per diluire lo stile sino all'anonimato. Abbastanza trascurabili i quattro pezzi della seconda facciata. Paul "Sandy" Davis, voce, chitarra, percussioni; Alan Cowderoy, voce, chitarra, percussioni; Martin Kitcat, voce, tastiere; Tim Wheatley, voce, basso, percussioni; Robert Lipson, batteria.

Fruupp - Future legends (1973). Gruppo irlandese interprete di un notevole progressive d'impronta romantica; alcuni brani sono davvero rimarchevoli per la costruzione (ricca di cambi di ritmo) e l'interpretazione strumentale: Decision è un piccolo capolavoro, buoni anche Graveyard epistle Old tyme future. Valgono un ascolto. Vincent McCusker, voce, chitarra; Stephen Houston, voce, tastiere, oboe; Peter Farrelly, voce, basso; Martin Foye,  batteria, percussioni.

2 commenti:

  1. Due bei gruppi i Fairfields e i Gracious. I primi in pratica sono i Kaleidoscope (uno dei migliori gruppi psichedelici inglesi) sotto diverso nome. Dei secondi trovo grazioso (eh..eh...) anche il loro primo lp omonimo.
    I Fruupp invece li ho sempre considerati decisamente troppo ampollosi e un po' annoianti. Comunque qualche buon momento si trova anche nei loro dischi.

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    1. Sì, è vero I Kaleidoscope inglesi (da non confondere con quelli americani) sono, di fatto, i Fairfield Parlour: bravi, ma troppo beatlesiani. Il primo dei Graziosi non l'ho sentito, questo mi è sembrato troppo discontinuo (forse perché si erano già sciolti quando lo incisero).

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