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mercoledì 12 giugno 2013

Beyond the boundaries - Post rock vol. 4 (Nadja) 1^ parte/2^ parte


Dietro il moniker Nadja, si nasconde, come si è visto, il geniale multistrumentista Aidan Baker (Nadja è palindromo del nome di battesimo del canadese). La produzione del duo (al Nostro si aggiunge, alla voce e al basso, la compagna Leah Buckareff) assomma, a tutt'oggi, a più di sessanta lavori, fra CD, Ep, ri-registrazioni con bonus tracks, split con bei nomi dell'avanguardia internazionale (Black Boned Angel, Fear Falls Burning, Atavist, fra i tanti).
Nonostante il diluvio sonoro (raggiunto in poco più di dieci anni), e le ritenutezze stilistiche proprie del genere, una sorta di epico shoegaze-doom, la qualità delle opere, sorprendentemente, rimane sempre alta, tanto che, a proposito del duo, il giudizio si può ritenere acquisito: sono tra i capifila indiscussi del post rock degli anni Duemila.
Due dei lavori maggiori sono già stati recensiti (Radiance of shadows dal sottoscritto, lo stesso Radiance e Thaumogenesis dal buon Webbatici); ho trascelto, dagli anni 2002-2010, i lavori ritenuti più rappresentativi (a parte gli split che esamineremo in seguito). 
Oltre al quartetto da tenere sotto orecchio anche Guilted by the sun e Truth becomes death.

Corrasion (2003). Uno dei primi lavori e già lo stile è affinato: brontosauri sonori, basso pulsante, detumescenze, stasi, riprese ancor più ciclopiche. Il rumore di fondo dell'universo. Conflagrazioni stellari, annientamenti, nascite di nuove galassie, vengono scandite dal basso continuo di Buckareff e dalla drum machine di Baker, veri regolatori della vita stessa di questo cosmo musicale. Non mancano accenni più spiccatamente doom (You're as dust) o meditativi (l'inizio di Corrasion).

Bodycage (2005). Tre pezzi per circa cinquanta minuti; un classico imperdibile, Clynodactil (21'45''), maestoso come il dispiegarsi dell'anima stessa dell'universo.

Touched (2007; re-recorded). Assieme a Radiance of shadows forse il capolavoro dei canadesi; questa è la versione accresciuta dell'omonimo del 2003 (da ascoltare anche quella: alcuni la preferiscono); Mutagen e Flowers of flesh sono gli ennesimi tour de force in cui possiamo udire il respiro stesso del divenire. Musica per sciamani. 

Desire in uneasiness (2008). Per la prima volta i Nadja si muniscono di un vero batterista (Jacob Thiesen). Si perde il fascino avvolgente dei primi lavori, ma le progressioni divengono dei bulldozer spaventevoli. Eccellente Uneasy desire

lunedì 8 agosto 2011

Nadja - Radiance of shadows (2007)

Il 6 Agosto 1945, un Lunedì, e il successivo Giovedì 9, le due città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki e i loro duecentomila abitanti vennero vaporizzati da due ordigni atomici, Little boy e Fat man, sganciati rispettivamente dai bombardieri statunitensi Enola Gay e dal Boeing B-29 Superfortress.
Il fisico americano Robert Oppenheimer (1904-1967), direttore scientifico del Progetto Manhattan di armamento nucleare, poche settimane prima, di fronte all’enormità delle conseguenze della propria ricerca, aveva dichiarato: “Ora io sono diventato Morte, il distruttore di mondi”*. La sentenza, tratta dal Bhagavad Gītā, il sostrato teologico più rilevante dell’induismo, fornirà ai Nadja materiale per uno dei capolavori doom-shoegaze del decennio passato.
Nato come progetto solista del canadese Aidan Baker (voce, chitarra, tastiere), Nadja si arricchì di un secondo membro, Leah Buckareff (voce, basso), per le esibizioni dal vivo. Gruppo sin troppo prolifico, nel 2007 diede alla luce i suoi migliori lavori, Thaumogenesis, Guilted by the sun e, appunto, Radiance of shadows.
Quest’ultimo si articola in tre possenti composizioni (rispettivamente 23, 27, 29 minuti circa).
La prima traccia, Now I am become death the destroyer of worlds, inizia lentamente, a simulare l’arrivo della morte dal chiaro cielo agostano; viene quindi scandita dal pesante incedere degli strumenti (i colpi di un destino ineluttabile) per poi rallentare nuovamente: l’attesa prima della deflagrazione; quindi l’epifania atomica vera e propria risolta musicalmente con un clamoroso scrosciare chitarristico che sembra allargarsi all'universo tutto**. 
I have tested the fire inside your mouth è una canzone d’amore ("I have tested the fire inside your mouth/I have turned beneath the touch of your tongue/I am blinded by the radiance of your eyes/I am turned to dust by the heat of your breath, sospirano i quattro versi), ben presto stravolta da vaste distorsioni e da ininterrotte praterie chitarristiche poi sviluppate in un crescendo stordente, che i Nadja intermezzano, tuttavia (come in Now I am become) con accorti rallentamenti.
Anche Radiance of shadows si struttura con flebili accordi di chitarra (una dichiarazione d’amore alla Cronenberg prima maniera***) interrotti ex abrupto da accensioni sonore devastanti; ed anche qui una cacofonia quasi insostenibile occupa la seconda parte del brano per sciogliersi nel tema iniziale. 
Una certa ripetitività compositiva, seppur abile (si alternano momenti di stasi, ritmiche marziali ed amplissime distese elettriche) viene riscattata dalla forza debordante dell’esecuzione che, specialmente nella prima traccia, assurge ad altezze quasi titaniche.

* La frase esatta: “Se la brillantezza di mille soli bruciassero in un istante nel cielo, quello sarebbe come lo splendore dell’Unico … Sono diventato morte, il distruttore di mondi”. Sulla morte dal cielo rimandiamo ancora a Sven Lindqvist, A history of bombing, 1999 (tit.it., Sei morto! Il secolo delle bombe, 2001)
** Lo schema si ripete tre volte nell’arco dei circa ventiquattro minuti
*** Già comparsa in un EP del 2003

**** “Reduced to subatomic particles/Leeching thru your skin/I scrawl my initials/In your DNA and change you/As you change me".