sabato 25 luglio 2015

L'odio

Cartello di un ferramenta romano vicino alla chiusura

Rispondo al commento di Blissard, in calce al post Il dottor Stranamore ci avvicina al bagno di sangue, in dissenso con la seconda parte dell'articolo.


"... nutro però perplessità ... in primo luogo relativamente alla presunta nobiltà dell'odio. L'odio di per sé è quasi sempre un sentimento meschino, che non riversiamo contro i meritevoli di disprezzo, contro gli artefici della nostra degradante situazione, ma contro quelli che stanno peggio di noi (e quindi immigrati, poveri, malati) o contro i nostri vicini "rei" di stare poco poco meglio di noi. Odio come invidia, non generato dall'ingiustizia ma dalla voglia che i privilegi appannaggio di qualcun altro siano anche nostri; odio come paura, di coloro che hanno meno di noi e che quindi possono ambire ai nostri "tessori". No, scusa se te lo dico, ma l'odio non è quasi mai un sentimento nobile. La rabbia ha connotazioni positive, ma soltanto se è orientata da un senso di progettualità non distruttivo ma costruttivo".

Quello che tu descrivi, l'odio come un sentimento meschino che si riversa contro chi non lo merita (immigrati, poveri, malati), è il sentimento oggi predominante, certo, ma viene dalla parte opposta, dal potere.
Chi ha il potere vanta indifferenza, disprezzo, menefreghismo, superbia.
Esempio: interi settori della vita pubblica sono lasciati all'improvvisazione e al pressapochismo; questa politica viene attribuita, a volte con ragione, agli amministratori locali e nazionali (quelli più vicini all’occhio; li si può chiamare vassalli); a ben osservare, tuttavia, tale negligenza della cosa pubblica è dolosa e sistematica. In tal modo, infatti, si ottiene un triplo risultato: i vassalli lucrano tangenti e guiderdoni feudali; i padroni hanno via libera verso la privatizzazione selvaggia (in nome dell'efficienza, beninteso); entrambi riescono a disunire socialmente ancor più il corpo popolare, intento a beccarsi come i capponi di Renzo Tramaglino o a escogitare capri espiatori.
Un tipico divide et impera.
Da tale odio, l’odio delle élite e dei loro servi, quello vero, nasce l’ingiustizia; dall’ingiustizia l’odio che tu descrivi: che non è odio, come detto, ma un sentimento cieco di rivalsa che non individua i veri responsabili; un sentimento ancora trattenuto, ma che tutto travolgerà.
Il tizio che ha esposto quel cartello o i comitati contro i profughi di Casal S. Nicola (per citare altri due esempi che mi ritrovo sotto casa) sono grumi di livore istigati dall'odio delle elite (democratiche!) per i propri stessi elettori e cittadini; reazioni istintive da mors tua vita mea. Ma questo non è odio. Il ferramenta che si lamenta degli immigrati e del fisco, e i medio borghesi che assaltano un pullman di profughi non odiano nessuno. Dagli di che vivere, garantiscigli qualche balocco, alcuni servizi essenziale decenti e quelli non odieranno nessuno. Si faranno, molto probabilmente, gli affari loro. Manco metteranno il naso fuori di casa. Questo è l'uomo medio postmoderno: autistico. In genere l'uomo postmoderno è incapace di sentimenti forti, figuriamoci se riesce a portare avanti l'odio. Questo avviene per una serie di motivi precisi: anzitutto esso ha paura di perdere quel poco che ha (lavoro, famiglia, minuscolo tran tran sociale); inoltre è disabituato alla lotta (settant'anni di pace non sono pochi); la tradizione comunitaria più non gli appartiene; infine è totalmente secolarizzato: non ha, insomma, un mondo di riferimento sovraindividuale che lo sgravi delle colpe dell'azione violenta (una volta si poteva dire: Dio lo vuole! Oppure: l'Italia ci chiama! Oppure: l'onore lo esige!).
E poi c'è la questione fondamentale: non odiano perché non sanno.
L'odio, invece, è nobile perché si basa sulla coscienza viva della propria condizione.
Chi odia ha un mirino di altissima precisione e sa dove puntarlo; conosce la verità, quella verità che pochi sfiorano; chi odia ha travasi di bile, accessi violenti d'ira poiché intuisce lo sfacelo quando tutti (compreso il ferramenta e i residenti di Casal San Nicola) sorridono beati e paciosi.
Essi infatti non hanno consapevolezza; muovono le braccia alla cieca; sentono oscuramente di essere stati traditi (e hanno ragione), ma non riescono a individuare i contorni del nemico. Le loro scariche di fucileria si rivolgono, perciò, alle prime incolpevoli file di fanti che si trovano davanti. Qualche innocente muore. Fanti innocenti che militano in quell'esercito mosso dai fili invisibili dei potenti, degli affaristi e degli usurai, i veri portatori d'odio.


Chi odia ama. Chi ama l'Italia non può che odiare. L'odio appartiene ai felici pochi, a una élite opposta al potere.
L'odio della nostra élite, che sa chi muove quei fili, quella che muove razzisti e profughi, bianchi e neri; e che ci sta portando alla disfatta.
D’altra parte solo una élite riesce a caricarsi della colpa e del dolore necessari a sovvertire l'infamia.

Fascisti a Casal S. Nicola, Roma nord
Voglio togliermi un bel dente. Accanto a chi protestava a Casal S. Nicola c'erano i fascisti di Casapound. Fascisti, non ci sono altre parole; loro stessi si giudicano così.
Non mi scandalizzo. Quando il potere vellica pulsioni fasciste, ecco i fascisti. In tutta Europa il fascismo dilaga, per lo stesso motivo.
Trovo il tutto inevitabile, cristallino, logico.
Mi spiego, semplificando brutalmente.
Supponiamo di dover dividere la storia politica in un prima e in un dopo.
Ognuno porrà lo spartiacque dove vuole. Per me lo spartiacque risiede, di fatto, negli anni a cavallo fra Sessanta e Settanta.
Dopo (dai Sessanta ad oggi): la politica è stata liofilizzata dall'economia. Non esiste una sinistra e una destra. Schulz, Schauble, Alfano e Renzi non sono che mediocri pupazzi che danno volto a un'unica sensibilità: l'economia di rapina della finanza. Ogni differenza fra i vari pupazzi è un miraggio per allocchi.
Prima: effettivamente destra e sinistra rispondevano a bisogni primari dell'animo umano. La destra era legata alle pulsioni del sangue e alla terra; la sinistra ripensava tali categorie viscerali per elaborare un pensiero di giustizia e libertà.
La destra era immediatezza, natura, idee senza parole, tradizione.
La sinistra era elaborazione, creazione di nuove sensibilità, critica, distacco dalla natura.
Inevitabile perciò che nei momenti di crisi, in cui il popolo sente che ci si sta giocando la pelle sociale, vi sia un avvicinamento alla destra: questa, infatti, non pone domande, non fa giri di parole e chiacchiere, non chiama a sé l'impero della ragione: è sentimento immediato, prepolitico, anelito d'appartenenza, soddisfazione di pulsioni identitarie.

Scontri a Casal S. Nicola
Il momento di crisi è arrivato e perciò la destra storica, antica, compare ineluttabile al fianco dei rivoltosi.
Ciò che sconvolge (che mi sconvolge) è che, accanto agli agitatori, non ci sia una sinistra storica (antica), capace, come suo compito epocale, di raffinare tali pulsioni e sublimarle in un contenuto politico accettabile dalla maggioranza degli italiani. Una volta lo si diceva della Democrazia Cristiana: essa riusciva, come un'ostrica, a filtrare l'acqua sporca e a mutarla in acqua potabile. La sinistra residuale, quella storica intendo, è invece incapace di qualsivoglia elaborazione critica. Per una serie di motivi. Perché mente a se stessa, anzitutto; perché ha quadri politici o di spaventosa mediocrità o conniventi con la bassa burocrazia di fine impero (parastato, sindacati); e soprattutto perché, in sostanza, è stata sussunta nella sinistra postmoderna, all'acqua di rose, la sinistra attenta al soldo e impegnata, nei ritagli di tempo, tanto per bidonare i propri elettori, esclusivamente sui temi fuffa dei diritti civili.
Basta guardare alla crisi greca. Quando si parlava di sopravvivenza di un popolo Vendola e compagnia stavano muti; poi, appena è partito il can can delle unioni civili, si è scatenato il gallinaio delle dichiarazioni.
Alla faccia della dignità salariale e del riscatto sociale! 
Ma sono la dignità e il riscatto sociale che fondano la giustizia. E quindi la pace. Mentre l'ingiustizia e l'iniquità sobillano, come abbiamo visto, l'esasperazione (ma non l’odio).
Arrivati al dunque ci si accorge – scandalo! - che esiste ancora una destra fascista tradizionale. In procinto di conquistare l'Europa, aggiungo.
I soli balbettii di sinistra che ho ascoltato in proposito sono stati i consueti: dagli al fascista! Le solite bambinerie per castrati.


E vado al secondo punto del tuo post che mi lascia perplesso: "E questa benzina in quale serbatoio si riverserà? Fascisti? Populisti? Nazionalisti? A me sta bene tutto ...". Mi sembra di capire che tu veda in questi tre "ismi" la capacità di affrancarci dalla situazione odierna, di liberarci dalle catene cui siamo avviluppati. Beh, io la penso in senso diametralmente opposto: ad oggi, i cosiddetti "movimenti di protesta" hanno avuto unicamente la funzione di ammortizzatori per la rabbia sociale (Grillo l'ha pure dichiarato candidamente: "Senza il M5S in Italia ci sarebbe stata la guerra civile"), funzionali quindi al sistema che vorrebbero combattere. Quanti hanno votato e voteranno M5S, Salvini e le nuove destre per "liberarsi la coscienza", nella effimera speranza che il voto o l'appartenenza ad una di queste forze emendi l'inedia di una vita supina di fronte al telefonino o allo schermo del pc?


Citiamo Ernst Jünger dal Trattato del ribelle: “Nei luoghi in cui la dittatura ha ormai consolidato la propria posizione il novanta per cento dei consensi sembrerebbe un risultato troppo modesto. Un uomo su dieci sarebbe in cuor suo un nemico. Non si può pretendere che le masse accettino una cosa simile. E invece, un totale di schede nulle o di voti contrari che si aggiri attorno al due per cento sembra non solo tollerabile, ma addirittura vantaggioso”. E più avanti: "Supponiamo di trovarci in un momento in cui la propaganda abbia già compiuto grandi passi avanti nella sua opera di intimidazione. In tal caso correrà voce tra la gente che in numero molto elevato i voti contrari [il due per cento] si sono trasformati in assensi. Ma probabilmente questa è una misura superflua. Potrebbe anzi verificarsi addirittura il contrario, che chi ha formulato il questionario abbia dovuto inventare dei dissensi per raggiungere il numero prestabilito".
Può darsi che la democrazia non sia solo una barzelletta, come già è, ma proprio una dittatura quasi perfetta, come presagiva Jünger.
Se è così, a un uomo di valore non resta, come ha scritto Marco Della Luna, che il suicidio.
Da parte mia, credo che ancora esistano, invece, non dico speranze (la speranza uccide), ma piccole patrie entro cui il senso del mondo torna nuovamente intellegibile; ridotte belliche da cui sferrare un ultimo attacco.
Ognuno individui le sue.
L’importante è basarsi sui fatti, sulle azioni. Solo ciò che viene fatto costituisce il setaccio irrinunciabile alla nostra scelta di campo.
Altro, in tale periodo della storia europea, non mi serve.
Mi va bene tutto.
Non scorgo alternative.

4 commenti:

  1. Parole condivisibili. Per me, mancando "la classe" e la sua coscienza, il nobile odio rifluisce nella sfera personale, o viene strumentalizzato. Si confondono gli obiettivi e si giunge spesso all'autolesionismo delle classi più povere. L'odio qui è veramente cieco.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Come si dice: "Volano gli stracci".
      Inevitabile. Sempre stato così a meno che non emerga una guida spirituale o una ideologia unificante.

      Elimina
  2. Caro Vlad, ho letto con molto interesse questo tuo nuovo post in merito all'odio, ma più in generale in merito alla possibilità (o meno) di opporsi al nemico "invisibile" responsabile della nostra condizione odierna.
    L'ho letto con piacere anche perchè riscontro in te le perplessità che ci attanagliano tutti (o meglio, che attanagliano tutti quelli che si stanno rendendo conto che qualcosa di molto, molto brutto sta per succedere), perchè vi ho letto gli stessi dubbi che abbiamo tutti, il primo dei quali è "Sto facendo qualcosa da parte mia per cambiare le cose? Ho individuato il giusto nemico?".
    Mi ritrovo molto in quello che hai scritto relativamente a destra-sinistra postmoderne. La cosiddetta sinistra è diventata solo un patetico fantoccio dell'ultracapitalismo contemporaneo, così come il centro e la destra; l'estrema destra costituisce una nuova frontiera perchè - almeno a parole, ricordiamolo questo - sembra l'unica intenzionata a destabilizzare il sistema capitalistico. Ma mi chiedo: siamo sicuri che la destra estrema costituisca un reale strumento anti-sistema? Io penso proprio di no, proprio per la sua natura intrinseca. Come dici tu stesso, le risposte della destra sono quelle più immediate, più istintuali, più di pancia; le soluzioni della destra sono quelle più "semplici", e anche quelle più disumane; esempio: come rsolvere il problema degli immigrati? Risposta della destra: bombardiamo le navi dei profughi. Semplice, cristallino, per certi versi persino efficace. Ma abietto. E ancor più abietto perchè questa dsumanità è naturalmente orientata nei confronti dei più deboli, inevitabilmente. Non c'è un'estrema destra che teorizza di bombardare la BCE, di boicottare le banche, di minare il capitalismo dall'interno. La nuova estrema destra mette in discussione il potere costituito solo quando il suddetto potere impedisce loro di fare il cazzo che a loro pare con i più deboli. Perchè l'estrema destra il potere lo idolatra, non lo mette in discussione, e - per parafrasare uno che ne sapeva - vuole liberarsi dalle catene solo per trovarne di più solide e resistenti. Se l'ultma speranza a noi concessa fosse l'attivismo dell'estrema destra, allora il post sull'obbligatorietà del suicidio diventerebbe verbo permanente.
    Mi espongo e dico la mia sulla questione dell'odio: se ho capito bene, tu individui un odio inautentico (quello fomentato dal potere costituito e ad esso funzionale) e ad esso contrapponi un odio autentico, che individua chiaramente i responsabili e ad essi si contrappone con le sue forze. Scusa, ma cosa comporterebbe tutto ciò? Che un'elite di illuminati vede come vanno le cose e canalizza il suo odio nei confronti di "chi muove quei fili"? E cosa fa? Uccide i membri del gruppo Bilderberg o i politici loro dipendenti? Lo credi veramente?
    Io penso che l'unica risposta, l'unica azione che possiamo fare nel nostro piccolo sia legata ad un sentimento che non è l'odio, quanto la solidarietà: ricreare in piccolo micro-economie non basate sul profitto ma sul gratuito scambio (banalissimamante: io nel mio orticello produco più mele di quanto ne possa mangiare, allora gratuitamente le dò a te, un po' per evitare che si buttino un po' per creare relazioni sociali, in un processo che inevitabilmente diventa circolare e tende ad espandersi). Utopistico? Banale? Completamente assurdo? Lecito che si pensi quel che si vuole a riguardo, ma dal mio punto di vista è sempre molto più convincente di una "chiamata alle armi", perchè da quando mondo è mondo le armi vengono imbracciate non dagli sfruttati, ma dagli sfruttatori (o, ancora meglio, da altri sfruttati pagati dagli sfruttatori).
    Blissard

    RispondiElimina
  3. Hai capito perfettamente quello che intendo per odio.
    Non voglio uccidere i membri del Bilderberg, anche se mi piacerebbe; voglio solo incanalare questo odio verso i veri responsabili. Per far questo cerco di sensibilizzare chiunque. Chiunque. E per chiunque voglio significare solo questo: chi temporaneamente si spoglia delle categorie della destra e della sinistra che, ora, significano nulla. Non è facile. A sinistra è impossibile, a destra, sbollita l'ubriacatura berlusconiana qualcosa si muove (Salvini non convince tutti di sicuro).
    Certo è difficile ... difficile organizzare qualcosa, qualsiasi cosa per l'azione ... anche se gli eventi stanno precipitando e accelerano in parte tale processo di rinsavimento.
    C'è un passo de I proscritti di Ernst von Salomon in cui una futura camicia bruna dice, pressapoco: "Dobbiamo agire! Subito! Si tratta della lotta contro l’Occidente! Della lotta contro il capitalismo! Diventiamo comunisti! Io sono pronto a venire a patti con chiunque combatta dalla mia parte!”.
    Capito?
    Purtroppo nessuno venne a patti e finì come sappiamo.
    Per il tuo progetto delle mele purtroppo non c'è più tempo. Anch'io lo faccio, con le olive, ma non c'è tempo ...

    RispondiElimina