giovedì 12 gennaio 2012

Fetchin Bones - Discografia 1985-1989


Originari della North Carolina i Fetchin’ Bones miscelano con felicità vari generi, dal folk country al rock garage. Tale virtù ne decretò il passaggio folgorante, ma inavvertito, nella seconda metà degli anni Ottanta e, anche oggi, epoca di improbabili ripescaggi, continuano a circolare pochissimo, almeno in Europa.
Probabilmente tale disattenzione risiede nella mancanza di vere hits; il gruppo è incapace di coagulare il suono trascinante e concitato in alcuni pezzi facilmente individuabili, gli unici che l’industria dominante (e quindi, spiace dirlo, il pubblico) possa sanzionare con la piena riconoscibilità (e i pieni riconoscimenti in termini pubblicitari e di venduto).
E’ un peccato perché questo loro primo album abbonda di canzoni memorabili: le chitarre di Gary White e Aaron Plotkin s’accendono nervose (Briefcase, Kitchen of life) o indulgono alla ballata (Spinning o la bellissima Too much con inserti preziosi della violinista Danna Pentes) sempre assecondati dalle grandi interpretazioni di Hope Nicholls, nevrotiche e scatenate, eppure sempre in controllo; la sua voce ricorda (ascoltare A fable) indubbiamente la migliore Patti Smith, ma sono sicuro che la grande vecchia, onusta di gloria, non vorrebbe mai che la terribile Nicholls aprisse le sue esibizioni: qualcuno potrebbe fare confronti.
In ultima analisi Cabin flounder, assieme ai due successivi Bad pumpkin e Galaxy 500, ci appare simile a certi romanzi di cui abbiamo scorso con piacere alcune pagine, ma che solo retrospettivamente, si lasciano cogliere nella loro interezza ed eccellenza. Il livello dell'esordio, peraltro, rimane intatto ad onta delle dolorose defezioni, in special modo del chitarrista Gary White.
Il loro ultimo episodio conferma una lenta trasmutazione in un sentire meno immediato e spontaneo e più 'urbano'; anzi, proprio in Monster la purezza irsuta dei primi lavori si derubrica ad un compatto incedere quasi hard rock in vista, forse, di insinuarsi nel montante fenomeno grunge. Si tratta di pecche minori, tuttavia, che non scalfiscono l'assoluta freschezza della loro produzione.


4 commenti:

  1. Ciao, penso di essere tra i pochi estimatori italiani dei Fetchin Bones (anche la loro reunion recente, sia pure episodica, di Dead Band Rockin'). Condivido la tua analisi e sono convinto che anche nel successivo episodio con gli Sugarsmack Hope Nicholls e il suo entourage abbiano fatto musica tra la migliore di quel periodo. Peccato veramente perché avrebbero potuto essere ancora più incisivi alcuni anni dopo. Penso che con il tempo, come gli Husker Du, risulteranno ascolti determinanti di molti che ne hanno poi tratto ispirazione. Per me eccellenti!
    Franco

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    1. Gli estimatori italiani sono pochi, ma d'altra parte dobbiamo chiederci: sono così pochi perché non piacciono o, come credo, perché non li conoscono affatto? Col tempo, grazie al WEB, la conoscenza musicale si amplierà e tutte le gerarchie di valori verranno sovvertite. Magari anche Patti Smith verrà affiancata, nella considerazione generale, a Hope Nicholls.

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    Robert Lewis

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