giovedì 31 luglio 2014

A brief history of electroacoustic music vol. 9 1990-1996



1990-1992

01 - Iannis Xenakis - Gendy 3
02 - Jonty Harrison - ... et ainsi de suite ...
03 - Bernard Parmegiani, Entre temps
04 - Denis Smalley - Valley flow

1991-1993

01 - Pierre Boulez - ... explosante-fixe ...
02 - Ludger Brümmer - The gates of H.
03 - Carlos Cerana, Fall

1991-1993

01 - Rodrigo Cicchelli-Velloso - Cymbals/Reminiscência
02 - Gilles Gobeil - Le vertige inconnu
03 - Philippe Hurel - Leçon de choses
04 - Michael Jarrell, Rhizomes (Assonance VIIb)
05 - Tim Labor, Bronze
06 - Alistair Macdonald - Kilim

1993-1994

01 - Robert Normandeau - Spleen
02 - Aquiles Pantaleão - Sólidos
03 - Ake Parmerud - Strings & shadows
04 - Philippe Manoury - En écho

1993-1995

01 - Tristan Murail - L'esprit des dunes
02 - Emanuele Pappalardo - Oltre
03 - Trevor Wishart - Tongues of fire
04 - Luigi Ceccarelli - Birds
05 - Aquiles Pantaleão - Materialma

1994-1996

01 - Mario Verandi - Figuras flamencas

02 - Francis Dhomont - For+кt profonde

domenica 27 luglio 2014

Early British punk from A to Z vol. 16 (Physicals/Pigs/Pitiful/Plague/Plastic Bertrand/Plastix/Pork Dukes/Prats/Predator/Prefects/Pseudo Existors)

The Pigs


Physicals - Skulduggery (recordings 1978-1980). Alan Lee Shaw, voce, chitarra (Steve Schmidt); Christer Sol, voce basso (Alvin Gibbs); Steve Bye, batteria (John Towe; Paul Cook)

Pigs (Bristol) - Youthanasia (1977; 7’’). Kit Gould; Eamonn McAndrew; Nigel Robinson; Ricky Galli (Paolo Mastrandrea).

Pitiful (Londra) - The Deptford sessions (2013; recordings 1978). Mark Tate, voce; Steven "Mazzo" Mason, chitarra; Jim Jarrett, basso; Steve "Hoppo" Hopkins, batteria.

Plague (Londra) - X tapes (2005; recordings 1976-1981). Gareth Martin, voce, chitarra; Marcus Jeffries, voce, chitarra; Graham Robinson, basso; Greg Horton, batteria.

Plastic Bertrand (Belgio) - An 1 (1977).

Plastix (Hastings) - Tough on you from Farewell to the Roxy (1978). Huggy Leaver, voce; Nick Sayer, chitarra; Mark Wilmshurst, basso; Mark Storr Hogins, batteria.

Pork Dukes (Londra) - Pork Dukes (1978). Vilos Styles, voce, chitarra; Harrendos Styles, chitarra; Mack E. Valley, tastiere; Germum Le Pig, batteria.

Prats (Edimburgo) - Now that's what I call Prats music (2005; recordings 1977-1981). Paul McLaughlin, voce, chitarra; Greg Maguire, voce, chitarra; Jeff Maguire, basso; Dave Maguire, batteria.

Predator (Stockport) - Punk man (1978; 7’’). Geoff Howarth, voce; Martin Hughes, chitarra; Ant Gerrard, chitarra; Jeff Curtis, basso; Jere Randall, batteria.

Prefects (Birmingham) - Amateur wankers (2004; recordings 1976-1979). Robert Lloyd, voce; Alan Apperley, chitarra; Graham Blunt, basso; Paul Apperley, batteria.

Pseudo Existors (Lincoln) - Stamp out normality (2006; recordings 1979). Paul Steel, voce; Nick Armstrong, chitarra; John Loonam, basso; Mark Siddy, batteria.


mercoledì 23 luglio 2014

Early psychedelia vol. 17 (It's a Beautiful Day/Hapshash & The Coloured Coats/Tomorrow)

It's a Beautiful Day

It's a Beautiful Day (USA, San Francisco, California) - It's a Beautiful Day (1969). L’unico vero gruppo in grado di competere (solo con questo disco) con la mirabile psichedelia melodica dei Jefferson Airplane (e Patti Santos, la ragazza che potete ammirare sopra, regge visivamente e vocalmente il ring con Grace Slick). Un album che unisce l’ingenuità e la potenza delle illusioni propria dei moti californiani del periodo (libertà, terzomondismo, influenze orientali) a una costruzione cristallina delle canzoni, impreziosite dagli intarsi vocali e strumentali dei Laflamme e della Santos. Bellissime White bird e Hot summer day; notevole Time is; storica Bombay calling, a cui i Deep Purple, con perizia manigolda, applicarono l’espianto fatale buono per rendere immortale Child in time. Se non siete dei bruti l’avrete già ascoltato. In caso contrario civilizzatevi alla svelta. David Laflamme, voce, violino; Hal Wagenet, chitarra; Pattie Santos, voce, percussioni; Linda Laflamme, tastiere; Mitchell Holman, basso; Val Fuentes, batteria; Bruce Steinberg, armonica.

Hapshash & The Coloured Coat (Gran Bretagna, Londra) ‎- Featuring the human host and the heavy metal kids (1967). Michael English e Nigel Waymouth furono soprattutto grafici e designer: i loro manifesti per concerti (Pink Floyd, Incredible String Band e altri gruppi underground dell’Ufo Club), dagli accesi cromatismi propri della cultura psych del tempo, sono dei piccoli capolavori; il critico Federico Zeri che, negli ultimi anni di vita, era sempre più attratto dalle copertine degli LP quale ulteriore manifestazione dell’animo artistico, li approverebbe in pieno. Nel 1967 i due ordirono questo eccentrico tour de force sospeso fra tribalità e reiterazione mantra (Aoum, infatti, figura fra i cinque brani). L’entrata (H-O-P-P-Why?) e l’uscita (i quindici minuti di Empire of the sun) bastano a guadagnargli uno scranno indiscusso nell’Accademia dei Lincei degli spostati, magari accanto a Help I’m a rock di Zappa. Da ascoltare subito. Mike Harrison, voce; Luther Grosvenor, chitarra; Greg Ridley, basso; Mike Kellie, batteria, percussioni; Guy Stevens, Michael English, Nigel Waymouth.

Tomorrow (Gran Bretagna) - Tomorrow (1968). Steve Howe, pre-Yes, e il genialoide Twink dei Pink Fairies, innervano il sottovalutato gruppo britannico. White bicycle e Revolution sono già classici della psichedelia anglosassone, ma il fascino dell’album risiede, oltre che nell’atmosfera sottilmente sfasata, in una commistione paradossale fra allure antiborghese e inflessioni sonore da vecchia Inghilterra: un melange che, con forzatura paradigmatica, potremmo definire beatlesiano; d’altra parte gli Oltremanici, musicisti bistrattati rispetto alla tradizione germanica, slava e mediterranea, non eccellono in marcette e fanfare? Non sarà forse la pompa, derubricata dall'ironia da teatranti, la cifra del beat-pop inglese? Stanley Kubrick, in Arancia meccanica, colse pienamente tale sentire alternando all’elettronica di Walter Carlos (che neutralizzava, nichilista, la cultura alta continentale, da Rossini e Beethoven) il formalismo di Sir Edward Elgar e il funebre incedere di Henry Purcell. Da ascoltare. Keith Alan Hopkins, voce; Steve Howe, chitarra; Mark P. Wirtz, tastiere; John Junior Wood, basso; John Twink Alder, batteria.

Poster di Waymouth per i Pink Floyd

domenica 20 luglio 2014

SBB - The best of SBB 1974-1978

Già gruppo di Czesław Niemen, gli SBB (acronimo di Szukaj, Burz, Buduj, ovvero cerca, distruggi, costruisci) sono il gruppo più influente del rock polacco (Józef Skrzek, voce, tastiere, basso, armonica, violino; Apostolis Anthimos, chitarra; Jerzy Piotrowski, batteria).
La loro musica riposa su un eccezionale eclettismo; al di là di singoli episodi d'alleggerimento (una canzone pop, un rock 'n' roll, un bluesaccio), possiamo includerli nella riposante (per i recensori) e smagliata categoria del progressive; un progressive tecnico e quantomai variegato, tuttavia: nei loro brani, spesso oltre i dieci minuti, riecheggiano numerosi eroi del prog a loro contemporaneo: il romanticismo dei Genesis e dei primi King Crimson, gli indurimenti alla Rush, la space psichedelia di marca teutonica, l'orchestrazione sinfonica et cetera.
Certo, interpretare un fenomeno relativamente sconosciuto alla luce dei maggiori e famigerati gruppi internazionali è operazione, oltre che futile e fastidiosa, assai pericolosa: non è detto, infatti, che i paragonati siano inferiori o derivativi rispetto ai modelli consolidati da un canone estetico basato, molte volte, sulla tradizione critica di marca anglosassone (basta ascoltare i venti minuti di Ze slowe, biegne do ciebie).
Ai posteri etc etc

* * * * * 

Nell'augurarvi un buon ascolto vorrei ricordare agli italiani che il download dei file da Mega, in Italia e solo in Italia, pare ancora bloccato. Per aggirare il blocco basta seguire le semplici istruzioni di Salvatore Aranzulla in modo da modificare il DNS del vostro PC. Grazie.

sabato 19 luglio 2014

Comunicato alla nazione (dei babbei italiani)

Pare (è quasi sicuro) che l'efficientissima Procura della Repubblica di Roma abbia bloccato, in un anelito antipirateria mosso dai sentimenti più alti della Giustizia, più di venti domini per il deposito dei file.
Fra questi mega.co.nz, servizio che questo blog utilizza.
La motivazione: ci sono, nei depositi di file di tali domini, due film pirata.
Due (2) film pirata. 
Non so quanti file ospitino questi signori: miliardi? Purtroppo c'è l'inciampo di questi due film (Harry Potter? Godzilla? Sapore di mare?) e allora ...
Non occorre essere antagonisti, o comunisti, o tradizionalisti, o piantagrane di varia natura per capire che il capitalismo, quale si è inverato negli ultimi decenni, si basa esclusivamente e suasivamente (tramite l'epocale collusione fra economia dell'inganno e Stato) sull'inghippo, sul trucco, sul pretesto e, ovviamente, sulla frode.
Tariffe, proposte, offerte: basta grattare e zampilla la truffa, spesso di fattura così meschina che si prova un melange di ribrezzo (per chi la ordisce) e di pietà (verso chi è utilizzato per attuarla: a cinquecento euro al mese, spesso).
Voglio aggiungere tre cose: 
1. Il blocco è facilmente aggirabile.
Basta cambiare il DNS: lo spiega l'ottimo Salvatore Aranzulla qui.
Purtroppo la massa il DNS non sa manco cos'è e allora il boicottaggio di lorsignori sarà raggiunto egualmente.
2. Internet serve ancora a qualcosa?
3. Ieri è stato assolto, in Appello, un ex Presidente del Consiglio. Scandalo enorme in rete: chi strillava più di tutti sapete chi era? Gli elettori del partito che ha votato, in coitale accordo col partito dirimpettaio dell'ex Presidente del Consiglio, la legge (anticorruzione!) che ha permesso, col consueto inghippo causidico, di assolvere proprio l'ex Presidente del Consiglio.
Forse è meglio rileggere il punto 3, perché la logica sottesa al punto 3 informa ideologicamente la legge o normativa che ha permesso l'oscuramente dei domini suddetti.
Do you understand? No? 
Aggiungiamo il punto 4: tutto il reale è politicamente razionale, a meno che non si beva a garganella l'acqua del Lete, o il nepente, drink dei babbei. 

giovedì 17 luglio 2014

Fermáta - Fermáta (1975)/Huascaran (1978)

La storia della musica, di una particolare musica: la musica rock. Solo a sistemare la soffitta del passato ci vorranno decenni ... gli album zampillano da tutte le parti ... su questo ci siamo già soffermati ... le gerarchie stabilite vengono lentamente sovvertite, i giudizi di valore resi saldi dalla pubblicità, dall'ignoranza e dalla pigrizia e dall'imprinting adolescenziale (tutti lì come le papere neonate dietro le triadi inglesi o i genere: folk, country, country rock, e via così), svalutati ... le pedine vengono scoperte; il gioco appare in una nuova luce, molto più ampio; la scacchiera si anima, le sessantaquattro caselle non ci bastano: si ridisegnano mappe con interi continenti su cui si stende la desolante pittura bianca della terra incognita: il progressive americano, il metal nordico, il blues giapponese e, non ultimo, il prog jazz cecoslovacco, come nel caso dei Fermáta (František Griglák, chitarra; Tomáš Berka, tastiere; Anton Jaro, basso, percussioni; Peter Szapu, batteria, percussioni) ...
Va bene, ci getteremo nella missione a viso impavido: solo per gli anni Settanta c'è da ascoltare per almeno due anni ... e io ascolto, per carità, ho familiari comprensivi, nessun vizio da soddisfare, una insonnia indomabile, una capacità di giudizio temperata da più di trent'anni - una competenza che mi spinge a ordalie sommarie e cruente capaci di farmi risparmiare tempo prezioso (Umberto Eco dixit: non l'ho letto e non mi piace; io: l'ho assaggiato appena e non mi piace) ... e tuttavia mi chiedevo, fra un ascolto e l'altro (nello specifico: Yezda Urfa e Pollen, progressive american canadese ...): non mancherà qualcosa, non dovremmo stilare (a latere, s'intende) anche una storia degli strumenti e dei loro timbri, annotare le marche di tastiere, chitarre e grancasse oppure rimarcare la diversità e qualità delle produzioni? Perché un disco progressive o fusion qualsiasi, anno 1972, al netto di composizioni memorabili, suona più godibile rispetto a un pari grado degli Ottanta (e quest'ultimo suona peggio)? I Pink Floyd, in uno studio di registrazione bulgaro, cosa avrebbero combinato? Perché un dato fenomeno musicale (il grunge, le boy band, l'epic metal) finisce per appiattirsi su alcune soluzioni stilistiche e compositive, ripetute sino alla sazietà, anzi sino alla distruzione del fenomeno stesso? Perché i Fermáta e i Jefferson Airplane e gli eroi del kraut, entrati negli anni Ottanta, dilapidano tutti, con dovizia e solerzia, il loro talento? Calo di ispirazione? In simultanea? No, impossibile ... c'è da indagare ...

domenica 13 luglio 2014

Nurse With Wound list vol. 36 - (Albrecht D./Jef Gilson/Frank Köllges)

Frank Köllges

Grazie al blogger L'Ostile Libero colmiamo tre lacune della famigerata lista.
Colgo l'occasione per segnalare due fatti, che mi stanno variamente a cuore:
1. L'uscita della terza (e non ultima) revisione di Virgin Forest, libro/saggio sulla musica nascosta (nascosta oppure volontariamente occultata) in progressivo stato di irrobustimento; si potrebbe dire che la creatura, come un Golem, si sta autoconsolidando (e si spera che non fugga dal controllo dei creatori). Si può scaricare qui in pdf
2. Il precedente post sulla Palestina è stato il nadir del blog dalla sua fondazione. Comprendo: ci sono i Mondiali, le spiagge ... oppure: luglio, dolce dormire ... ci sono tante chiavi interpretative. Una, la mia preferita, è questa: subire la storia, evidentemente, può essere piacevole.

4. Albrecht D. (e Josef Beuys) (Germania) - Performance at The ICA London 1. Nov. 1974 (1976). A causa, probabilmente, della cattiva qualità della registrazione (la low fidelity va dosata cum grano salis altrimenti si finisce fra i trendy o gli inascoltabili) tale live, piuttosto raro, risulta esclusivamente quale goffo tramestio di percussioni; l'occasionale speziatura di sfiati e vociferazioni etniche, buone per simulare una patina world, non aggiungono fascino all'insieme. Ma forse mi sbaglio.

108. Jef Gilson (Francia) - Le massacre du printemps (1971). Già con Dizzy Gillespie e con l’agitatore patafisico par excellence Boris Vian (ma anche con conoscenze della lista come Bernard Lubat, NWW156, e Michel Portal, NWW212), il pianista francese, dissacrando già nel titolo il capolavoro di Igor Stravinsky, regala sfarfallii di free jazz nervoso e provocatorio. Da ascoltare. Jef Gilson, tastiere, tuba; Claude Jeanmaire, tastiere; Jean Claude Pourtier, batteria; Pierre Moret, tastiere.

144. Frank Köllges (Germania) - Drums, voices, knispel nie (1977). Ci sono solo Köllges, e i suoi strumenti, voce e batteria, in questo disco, eppure funziona. Borborigmi, divagazioni, latrati, grida sommesse giustapposti a rullate, ammicchi, colpi di piatto, esitazioni, riprese: un catalogo mai monotono e più che divertente. Da ascoltare. Frank Köllges, voce, batteria.

venerdì 11 luglio 2014

Vanishing peoples - Checkpoint rock (Songs from the Palestine)

"È già lontano il tempo in cui anch'io, come ogni giovane letterato e con l'intelligente lentezza di un raffinato filologo, assaporavo il lavoro dell'incomparabile Strauss. Allora avevo vent'anni: ora sono troppo serio per questo. Che m'importa delle contraddizioni della 'tradizione'? Come si possono definire le leggende dei santi 'tradizione'?".
Così parlò la Testa Matta in Ecce homo (o era l'AntiCristo?): come a voler dire: una volta spaccavo il capello in quattro, e mi piaceva, ma ora, se guardo indietro, che spreco di tempo! Ormai non ho più bisogno di capire, classificare, permettere alle incrostazioni dell'intelletto di sedimentarsi, lasciar macerare i concetti, oppure cercare d'affinarli lungamente al fuoco d'una lunga meditazione ... mi basta annusarli i concetti ... ah, il naso, che organo meraviglioso. E così via. All'ennesimo annuncio dell'attacco su Gaza ho reagito anch'io allo stesso modo, anzi peggio: confesso d'essermi sentito talmente disgustato da rifiutare in blocco qualsiasi sfumatura, ragionevolezza, differenziazione, giustificazione logica e storica, tutto ... persino gli interventi pacifisti di David Grossman mi hanno rivoltato lo stomaco ... abbastanza facile la morale quando si ha la certezza che il proprio peso intellettuale vale quello che vale: zero; come quei deputati della cosiddetta opposizione che, avuta la certezza che i propri voti sono inutili alla maggioranza, votano contro il governo riscuotendo gli applausi e intascando la tangente politica della finta coerenza. E poi la melina dell'informazione: emetica ...
Qui ci sono assassini e vittime ... e so con certezza chi sono gli assassini e quali le vittime ... se questo mi porterà sul banco dell'accusa poco male ... ho annusato talmente tanto sterco da non dubitare della giustezza politica del mio naso ... potete chiamarmi come vi pare, non retrocedo ... porco! Benissimo ... bastardo! Come no, certo ... stronzo! Me ne faccio un vanto ... razzista! Sempre ... terrorista, jihadista, fallito ... perché no, c'è di peggio al mondo ... antisemita! Sì, è così, avanti un altro ... 

mercoledì 9 luglio 2014

Current 93 - Nature unveiled (1984)

"Forse la terra è l'inferno di qualche altro pianeta" (Aldous Huxley)

J. L. Borges, Lo specchio degli enigmi: "Un versetto di San Paolo (1 Cor, 13, 12) ispirò Léon Bloy. "Videmus nunc per speculum in aenigmate: tunc autem facie ad faciem. Nunc cognosco ex parte: tunc autem cognoscam sicut et cognitus sum" ... Cipriano de Valera [traduce]: "Ora vediamo attraverso uno specchio, nell'oscurità; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in parte; ma allora conoscerò come sono conosciuto" ... Cipriano de Valera (e Léon Bloy) [si riferiscono] alla nostra visione generale.
A quanto ne so, Bloy non dette alla sua congettura una forma definitiva. Sparse per la sua opera frammentaria (nella quale abbondano, come tutti sanno, la lagnanza e l'ingiuria), ci sono versioni o facce distinte. Eccone alcune, che ho tratto dalle pagine clamorose di Le mendiant ingrat, di Le Vieux de la montagne e di L'invendable. Non credo di averle esaurite: spero che qualche specialista in Léon Bloy (io non sono tale) le completi e le rettifichi.
La prima è del giugno del 1894. La traduco così: "La frase di san Paolo: Videmus nunc per speculum in aenigmate è come un lucernario dal quale immergersi nell'Abisso vero, che è l'anima dell'uomo. La paurosa immensità degli abissi del firmamento è un'illusione, un riflesso esteriore dei nostri abissi, percepiti in uno specchio. Dobbiamo invertire i nostri occhi ed esercitare un'astronomia sublime nell'infinito dei nostri cuori, per i quali Dio volle morire ... Se vediamo la Via Lattea, è perché esiste veramente nella nostra anima".
La seconda è del novembre dello stesso anno. "Ricordo una delle mie idee più antiche. Lo Zar è il capo e il padre spirituale di centocinquanta milioni di uomini. Atroce responsabilità che è solo apparente. Forse non è responsabile, davanti a Dio, che di pochi esseri umani. Se i poveri del suo impero sono oppressi durante il suo regno, se da questo regno derivano catastrofi immense, chi sa se il servo incaricato di lustrargli gli stivali non è il vero e solo colpevole? Nelle disposizioni misteriose della Profondità, chi è veramente Zar, chi è re, chi può vantarsi di essere un semplice servo?".
La terza appartiene a una lettera scritta in Dicembre: "Tutto è simbolo, anche il dolore più lacerante. Siamo dormienti che gridano nel sonno. Non sappiamo se la cosa che ci affligge non sia il principio segreto della nostra gioia futura. Vediamo ora, afferma san Paolo, per speculum in aenigmate, letteralmente: 'in enigma per mezzo di uno specchio' e non vedremo in altro modo fino alla venuta di Colui che è tutto avvolto da fiamme e che deve mostrarci tutte le cose".
La quarta è del maggio del 1904. "Per speculum in aenigmate, dice San Paolo. Vediamo tutte le cose al rovescio. Quando crediamo di dare, riceviamo, ecc. Allora (mi dice una cara anima angustiata) noi stiamo in cielo e Dio soffre sulla terra".
La quinta è del maggio del 1908. "Terrificante idea di Giovanna, a proposito del testo Per speculum. I godimenti di questo mondo sarebbero i tormenti dell'inferno, visti al rovescio, in uno specchio".
La sesta è del 1912. In ciascuna delle pagine di L'anima di Napoleone, libro il cui proposito è decifrare il simbolo Napoleone, considerato come precursore di un altro eroe - uomo e simbolico anche lui - che sta nascosto nel futuro. Basterà citare due passi. Uno: "Ogni uomo è sulla terra per simboleggiare qualcosa che ignora e per realizzare una particella, o una montagna, dei materiali invisibili che serviranno per edificare la Città di Dio". L'altro: "Non c'è sulla terra essere umano capace di affermare chi egli sia, con certezza. Nessuno sa che cosa è venuto a fare in questo mondo, a che cosa corrispondono i suoi atti, i suoi sentimenti, le sue idee, né qual è il suo nome vero, il suo imperituro Nome nel registro della Luce ... La storia è un immenso testo liturgico nel quale le iota e i punti non valgono meno dei versetti o dei capitoli interi, ma l'importanza degli uni e degli altri è indeterminabile e sta profondamente nascosta".
Gli esseri umani sono pedine inconsapevoli di un disegno di cui sfugge (e sempre sfuggirà) la trama complessiva. Sono d'accordo. Unica mia obiezione: Dio, il Dio di Bly, non esiste; esiste, invece, il suo opposto: Ubik, il Demiurgo malvagio, Azathoth, Satana.
Siamo pezzi su una scacchiera la cui unica ratio è il caso, l'infelicità e la Morte. 
David Tibet (demiurgo dei Current), forse, acconsentirebbe.

sabato 5 luglio 2014

Mutant Sounds reborn - The Italian posts of Mutant Sounds vol. 12 (La Pattona/Laxative Souls/Leibstandarte SS MB)


La Pattona - Reclame (1981). Hyperactive and jaunty as hell, La Pattona's zany post punk stylistic pastiche merit a few winces along with the grins that ensue, though their appropriations of cheeseball musical motifs seem cut with an evident layer of ironic intent unfortunately unavailable to the non-Italian speaking among us. Nevertheless, as kooky shit goes, this is a definite winner, their madcap new wave-isms bearing a certain similarity to their countrymen in Confusional Quartet.

Laxative Souls - Twist and decease (1982). Laxative Souls (also known as LXSS, only due to the front cover of the first two releases on cassette) is one of the first industrial power-electronics projects appeared at the beginning of 1980, in Italy second to M.B. only. He mainly worked with raw electronics, distorted vocals, concrete sounds, self assembled electronic circuits, and sample sources, such as news broadcasts, documentaries and recordings. 2 LPs and a certain amount of cassette tapes were released via his personal label Multiple Configuration, each of them being an exquisite art object, enriched by art inserts, photos, texts and strange items attached to the tape boxes and LP jackets."from Discogs
Great Italian early 80s electronic experimental /industrial. Many synths combined with noises and cacophony!Brilliant!

Leibstandarte SS MB [Maurizio Bianchi] - Weltanschauung (1982). Leibstandarte SS was a "side" project of Maurizio Bianchi.In 1981, William Bennett, head of the band Whitehouse and the British Come Org. label, offered Bianchi a record contract, which Bianchi signed unchecked. It was based on a "joke contract" that Steven Stapleton of Nurse With Wound had sketched. The contract assumed all rights to Bianchi's work. After delivery of the tapes Bennett edited-in speeches by Nazi leaders, and instead of the relatively unsensational name MB, it was published under the alias Leibstandarte SS MB, named after the SS unit that worked as bodyguards to Adolf Hitler! The music is harsh electronics sometimes touching the levels of noise. Together with the speeches mentioned create tthe ideal torture/horror soundtrack.Released through Come org in 500 copies and as bootleg in Japan in the 90s in 100 copies edition.

mercoledì 2 luglio 2014

A brief history of electroacoustic music vol 8 (1987-1991)

Stéphane Roy

1987-1988

01 - Denis Smalley - Wind chimes - 1987
02 - Horacio Vaggione - Tar - 1987
03 - Alejandro Viñao - Toccata del mago - 1987
04 - François Bayle - Théâtre d'ombres - 1988
05 - Vinko Globokar - Kolo - 1988

1987-1988

01 - Johannes Goebel - Vom Übersetzen über den Fluß - 1987-88
02 - Jocy de Oliveira - Solaris - 1988
03 - Henri Pousseur - Déclarations d'orages - 1988

1987-1989

01 - Stéphane Roy - Paysages intérieurs
02 - Kaija Saariaho - Stilleben - 1987-88
03 - Iannis Xenakis - Tauriphanie - 1987-88
04 - Chris Chafe - Vanishing point - 1989
05 - Michael Jarrel - Congruences - 1988-89

1989-1990

01 - Thomas Kessler - Flute control - 1989
02 - Philippe Manoury - La partition du ciel et de l'enfer - 1989
03 - Michael Arrell - Assonance IV - 1990

1989-1991

01 - Magnus Lindberg, - Joy - 1989-90
02 - Philippe Manoury - Neptune - 1991
03 - Hans Tutschku - Die zerschlagene Stimme - 1991

1990-1991

01 - Karlheinz Stockhausen - Oktophonie - 1990-91