mercoledì 31 agosto 2022

Univers Zero - Univers Zero (1977)

 

Riprendo la famigerata Nurse With Wound list con immutato piacere; per concluderla, stavolta. A piccole gocce. Glielo devo. Capolavori inconfutabili, bislaccate, sorprese punk, sperimentalismi fini a sé stessi ... c'è tutto in quella straordinaria serie di indicazioni fornite da Steven Stapleton; forse incomplete o addirittura incomprese, ma capaci di ridare per intero la gioia della creatività degli anni Settanta e dintorni.
Gli Univers Zero si formano in Belgio, terra musicale creduta  all'ombra della Francia e che, invece, vanta, almeno in tale campo,  una propria peculiarità di stile. Per rendere l'idea, metto su un parallelo con la letteratura fantastica dei due paesi: i Francesi sono sicuramente più raffinati, cosmopoliti, decadenti; il Belgio trae spunto, negli autori di punta (Seignolle, Owen, Ray, Prévot) da un immaginario provinciale, umido e nebbioso, obliquo anche se apparentemente prosaico e sicuro.
Gli Univers Zero non fanno eccezione: la loro musica da camera minimalista, orientata dal violino e dal fagotto, si insinua lentamente sottopelle; la marcetta iniziale di Ronde, a esempio, è madida di minaccia: colonna sonora per un horror psicologico o progressive intellettuale (eccellente, nel primo senso, Carabosse)?
Quando si andava al liceo si amava dividere in generi e sottogeneri.
Il progressive, quindi, poteva chiamarsi tale solo se c'era l'organo. I Genesis, insomma, fungevano da pietra di paragone. E se non c'era il maledetto organo? Allora si parlava di progressive-jazz; e, quando le radici sembravano lambiccate o alte (sinfonia, camera), lo si liquidava come cult-progressive ...
Negli anni Ottanta, ovviamente, di cult-progressive ne girava poco (gli Univers Zero in vinile, almeno, mai li vidi, e sì che ho scartebellato migliaia di scaffali), di notizie ne giravano pochine così come di materiale ... a meno che qualche borghesotto ci facesse dono, a noi meschini, di qualche BASF di contrabbando in cui erano riversati brandelli di Gentle Giant, Gong o, addirittura, Wyatt e Matching Mole ... ah, che tempi da pionieri! Quante leggende! E che passioni ... poiché era proprio la scarsezza delle notizie a generare la leggenda e, quindi, l'irrefrenabile passione!
Anche gli Janus venivano considerati progressive, ora che ricordo. Nessuno, però, aveva mai sentito quel disco di fascio-progressive ... ovviamente, pure lì, giravano voci incontrollabili: "Sapete perché non si trova? Il magazzino è andato a fuoco!". "E chi è stato?". "Saranno stati i compagni ...". Anni dopo un altro saputello ebbe a cambiare versione: "Ma quale incendio e incendio! Si sono inventati che le copie erano andate distrutte, così ora se le rivendono sul mercato a una a una ... col prezzo quintuplicato! Hanno creato il mito!".
Così andavano le cose in quegli anni felici.
Il disco degli Janus, Al maestrale, che potete trovare recensito pure su questo blog, l'ho rivisto qualche giorno fa in un mercatino dell'usato. Era proprio lui, col veliero vichingo in copertina: trecento euri. All'incirca la prossima bolletta della luce che vi arriverà nella cassetta della posta.
Bei tempi, quei tempi!

Il primo disco degli Univers Zero, noto anche come 1313, è gratuitamente ascoltabile su Spotify.