Il disco può situarsi, piuttosto facilmente, presso le regioni della riscoperta folk inglese (Fairport Convention in primis).
La cristallina voce della Humphris guida le danze nelle prime due tracce in modo prevedibile, seppur ammirevole, poi la bellissima Streets of Derry spariglia le carte: l'elettricità sovrasta quelle timide aperture regalandoci sette minuti di meraviglie psichedeliche. I dieci minuti di Sally free and easy sono più rilassati, ma la seconda parte, giocata fra vocalizzi aerei, chitarre e piano, è un piccolo gioiello che potrebbero aver scritto i Jefferson. Fool, Geordie e la finale Polly on the shore mantengono alto il livello. Una bella scoperta. Da ascoltare.
Celia Humphris, voce; Barry Clarke, chitarra, dulcimer; David Costa, chitarra, mandolino; Bias Boshell, voce, chitarra, tastiere, basso; Unwin Brown, voce, batteria, percussioni.
Veramente un piccolo, sconosciuto, gioiello del prog-folk inglese.
RispondiEliminaAnzi, in questo caso si potrebbe quasi parlare di hard-folk.
Bellissimo anche il primo ellepi, il più morbido "The garden of Jane Delawney".