“Potrebbe capitarvi di effettuare il download da un cloud cinese.
Niente paura: basta spuntare la casella e cliccare sul simbolo universale del download (下載 in cinese) e il tutto si avvierà automaticamente”.
* * * * *
Il vecchio e stanchissimo Vlad, appena risorto dal suo sacello, ha scoperto che anche il cloud Mega è disposto a fare la puttana, e a cancellare un po' di link (in onore del copyright). Tutto il mondo (in tal caso la Nuova Zelanda) è paese.
Ma il Vostro non si scoraggia; e si butta sui cloud cinesi: in tal caso Wey Hun. Alla mia età tocca scervellarmi con gli ideogrammi, vi pare giusto? Comunque il tutto pare funzionare, ammesso che seguiate la regoletta sovrastante.
Per scaldare i motori ho escogitato un post sbarazzino che, al contempo, è la continuazione di quello degli anni Ottanta.
Di quell'epoca (quella dei robottoni) voglio dire tre cose: è stato l'ultimo periodo in cui l'Italia era ancora l'Italia; si era moderatamente felici, senza saperlo; Piero Pelù NON è la voce della sigla Jeeg Robot d'Acciaio.
Tutta questa fatica e mi sono dimenticato Billy Bragg ... ce ne faremo una ragione (e rimedieremo con un post apposito).
Bene rievocare gli Ottanta, solo per ricordarmi che il tempo passa, ma i miei gusti forse no: lo ska, il reggae et similia non li reggo, non c’è niente da fare … solo una cosa può avvicinarmi al reggae: capire se Bob Marley è morto ammazzato o meno (circolano varie teorie più o meno cospirazioniste in proposito); i misteri mi interessano, il reggae no.
Fra i titoli doveroso posto d’onore per Sabrina Salerno che col micidiale anthem Boys boys boys ricapitola e chiude il decennio terribile; due spin off dei Duran Duran (Power Station - con Robert Palmer - e Arcadia) e le punte Killing Joke, Japan e New Model Army (Talking Heads, XTC, Bush e Marillion sono a parte).
Non era male Pat Benatar; e neanche Gary Numan.
Sabrina Salerno - Boys boys boys
Kim Wilde - Water
on glass
Cyndi Lauper - Good
enough (Goonies theme)
Bomb the Bass - Beat
dis
Gary Numan - Cars
Sly Fox - Let’s
go all the way
Marillion - Kayleigh
Living in a Box - Living
in a Box
Sigue SigueSputnik - Love missile F1-11
Killing Joke - Love
like blood
Hazell Dean - Searchin’
(I gotta find a man)
New Model Army - 51th
State
Kate Bush - Babooshka
Specials - Ghost
town
Julian Lennon - Too
late for goodbyes
Japan - Gentlemen
take polaroids
Paul Hardcastle - 19
Hue & Cry - Labour
of love
Power Station - Get
it on
John Waite - Missing
you
Generation X - Dancing
with myself
Talking Heds - Wild
wild life
Kajagoogoo - Too
shy
Huey Lewis & The News - Stuck with you
Toni Basil - Mickey
XTC - Senses working
overtime
Limahl - Never ending
story
Kraftwerk - The model
Saxon - 747 (Strangers
in the night)
Ziggy Marley - Tomorrow
people
Colourfield - Thinking
of you
Belinda Carlisle - Heaven
is a place on earth
Blondie - Call me
Arcadia - Election
day
Phil Fearson & Galaxy - What do I do
Sinead O’Connor - Nothing
compares to you
Big Country - In
a big country
China Crisis - Black
man ray
Martha & The Muffins - Echo Beach
Giorgio Moroder - Machines
Cutting Crew - (I
just died) in your arms
Mel & Kim - Showing
out
Climie Fisher - Love
changes (everything)
Dexy’s Midnight Runners - Geno
Classic Nouveaux - Is
it a dream
Midge Ure - If I
was
Heaven 17 - (We
don’t need this) fascist groove thing
Tutte session per un programma radio tedesco, di Brema, il Beat Club. Ho scelto quelle hard rock. Roba vecchio stampo, che è girata sul piatto mille volte ... eppure, ogni tanto, vien voglia di risentirla. MC5 sopra tutti. Black Sabbath, 1970 01 - Iron man 02 - Paranoid 03 - Black sabbath 04 - Blue suede shoes MC5, 1972 01 - Kick out the jams 02 - Ramblin' Rose 03 - Motor City's burning 04 - Tonite 05 - Black to comm #2 Led Zeppelin, 1969 01 - Babe I’m gonna leave you 02 - Whole lotta love 03 - You shook me Jeff Beck 25 marzo 1972 01 - Got the feeling 02 - Situation 03 - Morning dew 04 - Tonight I'll be staying here with you 05 - Going down 06 - Definitely maybe
L'inizio è davvero eccellente: A tooth for an eye è una elaborazione electro-pop-etnica che rende la pariglia sia ai Talking Heads d'antan che al Peter Gabriel maggiore; Olof e Karin Dreijer Anderson, duo svedese (inaugurarono la carriera all'insegna del pop danzereccio) non si fermano, però, a tale manierismo, pur se di alto livello (incluse le notevoli Without you my life would be boring e Raging lung).
Il disco, infatti, sempre sostenuto dal martellato elettronico, si avventura in territori quasi epici (Wraps your arms around me), sino a sconfinare nelle lande della pura avanguardia con l'obliqua Cherry on top e, soprattutto, gli attoniti venti minuti di Old dreams waiting to be realized, uno strumentale memore dei paesaggi lunari di Ligeti.
Jeff Cotton fu chitarrista per Captain Beefheart (Antennae Jimmy Semens il suo nom de plume sotto il tirannico pazzoide); Fankhauser, girovago psichedelico negli anni mirabili, si unì a lui già nel 1964, quando formarono gli Exiles; i due ebbero modo di riunirsi ancora nei primi anni Settanta: il risultato furono i Mu (dal nome del leggendario continente sommerso), gruppo di nessun successo, ma di ottima considerazione postuma.
Le nove tracce di Mu constano di una morbida psichedelia (piuttosto ordinaria se raffrontata ai tempi), animata però, e in modo inconfondibile, dalla chitarra di Cotton (co-autore di quasi tutti i brani) - un Cotton, reduce dalla marchiatura a fuoco avuta nelle micidiali session del Capitano, che si esibisce anche al sassofono.
Un disco minore, ma da ascoltare per catturare i bagliori finali della prima ondata psych americana, e gli ultimi accordi di un grande chitarrista (Cotton si ritirò nel 1975).
Sods
(Harlow) - No pictures (1979; 7’’)/Mopey Grope (1979; 7’’).
S. O. S.!
(Leeds). Introvabili. Nigel Swift, voce; James (Jez) Alan, chitarra; Terry Lean,
basso; Graham Cardy, batteria (Tim Cullimore; Chris Oldroyd).
Spitfire Boys
(Liverpool) - British refugee-Mein Kampf
(1977; 7’’)/Funtime (1979; 7’’). Paul
Rutherford, voce; David Littler, chitarra; Peter Griffiths, basso; Peter Clarke,
batteria.
Spurts
(Rayleigh). Introvabili. Steve Manuell, voce; Dave Coltman, chitarra; Dave Walsh, basso; Paul
Langwith, batteria?
Squad
(Coventry) - Red alert (1978; 7’’)/Millionaire (1979; 7’’). Gus Chambers, voce;
Chris Cunningham, chitarra; Sam McNulty, basso; Mark Hatwood, batteria;
Stage B (Belfast) - Recall to life/Light on the hillside (1980; 7’’). Charlie Reilly, voce; Dessie Potter, chitarra; Colin
Fletcher, basso; Owen Howell, batteria.
Stiffs
(Blackburn) - Punk collection (1999). Phil Hendriks, voce, chitarra; Ian
"Strang" Barnes, voce, chitarra, tastiere; John McVittie, basso; Tommy
O`Kane, batteria
Stiff Little Fingers (Belfast) - Inflammable material
(1979). Jake Burns, voce, chitarra; Henry Cluney, chitarra; Ali McMordie,
basso; Brian Faloon, batteria.
Stoat - Office girl (1977)/Up to you (1978)/Peel session17.10.1978. John Waters, voce, chitarra; Richard Wall, voce, basso; George
Decsy, batteria. Stormtrooper - I'm a mess (2010; recordings 1975-1978).
Nigel Hutchings, voce; John Pilka, chitarra;Jeffery Piccinini, basso;
Mike Lee, batteria.
Hanno una loro ascesa, che pare interminabile, in cui predomina la forza, e il delitto è senza colpa perché parte dell'idea irrinunciabile del progresso; quindi il rallentamento, allorché la potenza si dispiega come un frutto maturo davanti al mondo; s'inizia poi un breve declino, appena percettibile: i costumi sono ancora vigorosi, il popolo si crede immortale; le crepe, però, si fanno evidenti, le tradizioni si sfaldano, una diffusa mollezza rende permeabile il tronco allora vigoroso alle intrusioni della coscienza.
È in tale periodo di declino che sorgono i pentimenti e i ravvedimenti, e le nostalgie per la purezza perduta: al fondo di questi sentimenti opera una antica superstizione: quella di aver tradito il dio che teneva unita e prospera la nazione.
Ed è in tale periodo che cercano di riscoprirsi le radici di ciò che si è stati (anche in Italia è così: basta considerare il culto di cui gode il progressive e il cinema degli anni Settanta; al di là dei loro effettivi meriti).
Il folk di Robbie Basho e John Fahey scava alla ricerca di un paese primordiale, senza colpe, incontaminato dalla civiltà e, perciò, dal delitto. Se Florian Fricke e i Popol Vuh fossero nati nel Maryland avrebbero seguito a ritroso le stesse orme di Basho e compagnia: basta ascoltare le suite acustiche di Falconer's arm I per rendersene conto.
Le tracce di Basho, pur nella varietà delle influenze (musica tradizionale orientale, blues et cetera), sono la colonna sonora della ricerca della terra perduta d'America.
Ho appena visto su RAI3 uno scrittore pasciuto e pelato fare pubblicità al suo libro.
Non ricordo chi cazzullo egli fosse; il libro cianciava di guerre mondiali, nonni e Ungaretti. L’intervistatrice, una tizia salariata coi soldi della mia IMU, rammentava al telespettatore di quanto il tale libro fosse stato un successo (250.000 copie).
Non presto mai attenzione alle ciarle che spetezza la televisione; di solito non presto attenzione alla televisione in toto, con l’eccezione delle previsioni del tempo di cui sono ghiotto; ho, infatti, prestato servizio nell’Aeronautica Militare per un anno (paga base: lire 130.000) e mi è rimasto nel sangue, evidentemente, un po’ di spirito di corpo: a vedere in televisione i miei ufficiali in divisa azzurra a divinare pioggia o sole mi ridona un certo orgoglio. Per il resto, se ci sia pioggia, solleone o tiri vento me ne impipo altamente.
Ma torniamo al libro.
Riflettevo fra me. Questo tipo, rotondo, sazio, occhialuto, inutile quanto il suo libro, a cui la vita ha risparmiato tutto, avrà un ritorno economico da questo passaggio in televisione?
Credo di sì, altrimenti non sarebbe stravaccato a cianciare sui velluti da me pagati.
Ovviamente questo non è, né è stato, né sarà il solo passaggio pubblicitario (a mie spese).
Insomma, a presentare il pezzo di carta (a mie spese) si guadagna: in copie, autorevolezza, popolarità.
E quanto si guadagna?
Questo lo deve stabilire la RAI.
Ecco come procedere.
La RAI, coi suoi potenti mezzi, faccia un po’ di conteggi (ne avrà di ragionieri in corpo, o no?) e poi richieda il dovuto al tizio che ha usufruito del know how (studios, registi, sceneggiatori, truccatori, operatori, uomini immagine, luciferi) da me profumatamente pagato.
Una volta ottenuto il dovuto la RAI lo giri al sottoscritto. Fosse anche un milionesimo di centesimo lo accetto volentieri.
Si comincerebbe, quindi, a derogare al celeberrimo andazzo del parassitismo nazionale sintetizzato mirabilmente dal motto: “Privatizzare i guadagni, socializzare le perdite”.
Conosco le obiezioni: si tarperebbe il diritto di cronaca di informazione di libera scelta … et cetera … si conculcherebbe la libertà del giornalista, del lavoratore … la deontologia … non può esservi, insomma, relazione fra le mie rimostranze di contribuente e i comportamenti del professionista, anche di quello pagato coi soldi di tutti …
Non ho che due risposte.
La prima. Sono troppo cresciuto, smaliziato e incattivito per creder a cazzullate del genere, quindi: raus.
La seconda. Visto che l’ignominia del canone andrà in bolletta vorrei sapere, se non è disturbo, qual è la relazione fra accendere lampade, stereo e lavatrice e il pagamento di queste marchette?
Un saluto.
In attesa del prossimo convegno sul declino della letteratura italiana, beninteso.
Occorre diffidare un po' di Michael Nyman. Una vena di freddo intellettualismo percorre la sua musica così come le opere di Peter Greeneway, il regista a cui regalò numerose colonne sonore.
In lui il minimalismo (fu lui, peraltro, a coniare tale termine) si spoglia della propria ipnotica ossessività per farsi accettare da un pubblico acculturato, e indubbiamente borghese; e per borghese intendo: lontano dalla tradizione, dalla natura, dal passato; un po' sicuro, torpido, benestante, compiaciuto; turistico. Allo stesso modo occorre decidere su Michael Nyman: egli è autore veramente colto oppure personaggio midcult? Attinge, insomma, ad autentiche vette artistiche oppure piega la vera arte all'apprezzamento di un pubblico che aspira solamente a rendersi protagonista di un evento culturale (come quei tipi che fanno la fila alle mostre degli Impressionisti pur non capendo un acca né di pittura né di Impressionismo)? Di tale disco segnalo i vorticosi mulinelli sonori di Water dances: stroking e l'incedere straniante di Bird list; The piano, colonna sonora dell'omonimo film di Jane Campion, mi sembra, a distanza di anni, sì piacevole, ma, al contempo, di facile vena (come il film, insomma); in una parola (una parola inventata da Dwight McDonald): midcult.