Vagabondare nelle discografie internazionali può rendere spaesati, e regalare, al contempo, alcune certezze. Questa, ad esempio: nella mia più che trentennale esperienza d'ascoltatore, mai, mai, ho presentito con tangibile immediatezza una intensità di dolore e disperazione come nella musica rock americana. Perché? Esiste una particolare attitudine di questo popolo verso la sofferenza e l'emarginazione? Quale leviatano dagli occhi ciechi agita le acque sudicie della loro coscienza nazionale? Me lo chiedevo, en passant, piluccando alcuni scrittori americani consigliati da un'amica; più che scrittori, memorialisti dell'emarginazione. Fra i tanti: Jack Henry Abbott (Nel ventre della bestia), Jack Black (Non c'è scampo), Frederick Douglass (Memorie di uno schiavo fuggiasco), Frederick Exley (Appunti di un tifoso), Jim Tully (Beggars of life). E poi, a livello alto: Edward Bunker e Cormac McCarthy. Malcolm X, Goh-ya-tlay, John Steinbeck. La schiuma della società, un campionario umano di fuorilegge che piacerebbe di sicuro a Bartolo Federico di Dustyroad. L'ascendenza del calvinismo e del puritanesimo bianco dei neo americani. Una visione intransigente che, negli spazi sterminati e vergini del nuovo mondo, poté dilagare in un Moloch spietato e inemendabile dal perdono.
Goh-ya-tlay
Dramatis personae: un Dio onnipotente e autosufficiente, che distilla la grazia dall'eternità; i crociati della fede, i prescelti, incaricati metafisicamente di fondare la terra promessa; e gli esclusi dal disegno divino: poveri, indiani, negri, eccentrici, vagabondi, eretici, prigionieri, ribelli. A questi pensava John D. Rockefeller*, l'epitome dell'americano predestinato: "Lo splendore e la fragranza della rosa American Beauty, che deliziano chi la possiede, si può ottenere solamente sacrificando i boccioli che le nascono intorno. Non è una tendenza malvagia del mercato, ma la semplice applicazione delle leggi naturali e divine". Uno scelto mazzo di rose preziose e rare cresce a danno dei boccioli minori, quelli più deboli, sacrificabili dal Giardiniere Divino - coloro che, teologicamente, sono fuori della grazia di Dio.
Il Leviatano
Al volto ineffabile e onnipotente di Dio si sovrappone, quindi, la nazione stessa, l'America, e un individualismo economico libero da quelle pastoie morali dimenticate in Europa – il capitalismo purissimo: ed ecco la deità una e trina che ammicca dalle banconote da un dollaro, mattone basico della piramide sociale. Negare una qualunque persona della nuova Trinità significa negare inevitabilmente le altre due. Per questo chi dice no o rivendica il pane è un sovversivo. Chi è povero merita di esserlo poiché fuori del disegno di Dio; oppure è un apostata del capitalismo, linfa della nazione; o un nemico della Patria. Quante volte abbiamo visto queste tre accuse rincorrersi e avvinghiarsi l'un l'altra, vomitate come un cespo di serpenti dalla bocca di politici, preti, nazionalisti, democratici o redneck? Chi è fuori è fuori. Non esiste remissione a tali peccati. Le regole del Gioco sono già dettate e inderogabili. Appena nasci devi sederti e giocare. Al tavolo possono partecipare tutti, secondo la Legge. Qualcuno ha poche fiches, alcuni ne hanno di più. Ad alcuni arrivano le carte migliori, ad altri le scartine. Non si parte a pari merito, mai, nonostante le regole dicano il contrario; ma pochi conoscono le vere regole del Gioco, e quasi tutti i giocatori ignorano la reale natura del Gioco: è sempre stato così! Alcuni possono rilanciare, altri sono costretti a passare la mano, molti si alzano e rimangono nei dintorni: puliscono il tavolo dai cerchi umidi lasciati dai bicchieri, servono i salatini, pietiscono le mance e gli scarti dei pasti, vigilano come buttafuori, aspettano il colpo di fortuna insperato: che qualcun altro ceda il proprio posto al tavolo.
John D. Rockefeller:
la bellezza di una sola rosa
si nutre di migliaia d'altre
In realtà nessuno osa uscire dallo scannatoio. Non ci si ritira mai! Questo è impossibile. È il tacito principio che ognuno porta diluito nel sangue: non si esce dal Gioco**. Per i temerari vige il dileggio e l'ostracismo civile; il fuoriuscito ideologico può essere ucciso senza temere pena. Egli è il nuovo Waldgänger, il reietto, esiliato nei deserti, nelle paludi, sulle montagne più impervie: qui troverà la morte o la trasfigurazione in eroe (come Beowulf, Karl Moor, Mikhail Kohlhaas). Ecco perché le voci dell'hardcore e dell’alternative rock americano sono così aspre e definitive. Essi sono banditi; e per loro la scelta è fra morte e vendetta. David Yow, Rob Tyner, Jello Biafra, Alan Dubin, Mike Hard, Eugene Robinson - centinaia d’altri - gridano l’angoscia di chi è costretto all'obbedienza cieca; o alla perdizione.
* * * * *
Le tre opere degli Oxbow*** (l’esordio, Fuckfest, una delle punte artistiche, Let me be a woman, e la raccolta, con inediti, A love that's last) costituiscono quasi la metà della loro scarna discografia. L’altra metà è su Tuningmaze 3.0. Difficile trovarne una più feroce e irreprensibile. * Esemplare perfetto. Discendente di calvinisti francesi; il padre fu un ciarlatano (un medicine man da fiera del West). Accumulò, a capo della Standard Oil, un patrimonio decuplo rispetto a quello di Bill Gates. ** A tale proposito sarebbe bello leggeste il racconto di Shirley Jackson, La lotteria. *** Eugene S. Robinson, voce; Niko Wenner, chitarra, tastiere; Dan Adams, basso; Greg Davis, batteria, percussioni.
Frasi o sentenze che rimangono scolpite nella memoria: "Si è perciò largheggiato in didascalie che consentano l'accesso immediato ai testi ... la rappresentazione caricaturale, ma non poi troppo deformatrice, del dotto che sa tutto della bibliografia su un autore, ma non legge (o perlomeno non rilegge, o non legge compiutamente) l'autore stesso, ovviamente ha la sua prima attuazione nella scuola ed è il modello negativo da proporre subito al rifiuto". Così le prime battute de La letteratura italiana delle origini di Gianfranco Contini; il cui succo è: leggete (ascoltate), rileggete (riascoltate), e fatelo in modo compiuto; poi (poi) cominciate a delineare il quadro storico ...
In realtà il quadro storico, per quanto riguarda l'Indonesia rock, non lo si vede affatto; la lingua ostacola la comprensione, certi dischi non compaiono neanche su discogs.com. Si ricerca (e si disbosca) quasi alla cieca. La qualità della tripletta presentata è, tuttavia, buona. Potete scegliere: o rompere il ghiaccio piluccando la compilazione dell'amico blogger di The day after the sabbath (Tanah Dosa. Indonesia); o limitarvi ai tre sottostanti spezzoni di youtube; oppure immergervi nei tre dischi in questione: agli amanti del progressive, ad esempio, Indonesia maharddhika, primo brano di Guruh Gipsy, potrebbe regalare insperate piacevolezze; Roesli è autore di vaglia; la compilazione Those shocking days vanta (con gli Shark Move) il principale protagonista della scena alternativa, Benny Soebardia. Ricordiamo che il rock indonesiano si concretò, nella decade fatale (1966-1976), sotto la dittatura non di Nixon o Andreotti, ma di Haji Mohammad Suharto (presidente dal 1967 al 1998), responsabile di decine di migliaia di omicidi politici; in altre parole: a strimpellare troppo forte si rischiava la pelle.
Questo è un (miserrimo) inquadramento storico, ma andava fatto, anche prima dell'ascolto.
Guruh Gipsy - Guruh Gipsy (1977). I Gusti Kompiang Raka, gamelan; Odink Nasution, chitarra; Gauri Nasution, chitarra; Trisuci Kamal, tastiere; Ronny Harahap, tastiere; Abadi Soesman, tastiere; Chrisye, basso; Keenan Nasution, batteria; Hutauruk, cori.
Harry Roesli - Gadis plastik (1977). Various - Those shocking days. Indonesian hard, psychedelic, progressive rock and funk: 1970 - 1978 (2011).
Tutti possono vantare una scena primaria infantile, quell'esperienza traumatica che indirizza, inesorabile, verso i futuri comportamenti adulti.
Poiché, da infante, non ascoltavo musica (a parte i 45 giri di casa: Il gatto con gli stivali, beat italiano anni Sessanta, varie colonne sonore, da Per un pugno di dollari a El degüello), a quell'età son rimasto immune dagli shock sonori. Crescendo, però, detta scena mi si è presentata nella sua duplice terribilità; o di colpo, improvvisa e scioccante, oppure, come insegna Freud, diluita nel tempo, quale processo auditivo traumatico che assume progressivamente significato e senso.
Mi riferisco all'assolo o a solo o solo di batteria.
Lo shock singolo fu Moby Dick; nel tempo, tale vulnus fu esacerbato da una volgare serie di pestoni contenuta in un live dei Guns & Roses e da numerose masturbazioni strumentali hard/metal/core. In breve: quando partiva l'assolo di batteria pigiavo il fast forward. Che dire? La performance di John Bonham mi sembrò, da subito, un pleonastico riempitivo (del consueto furtarello dei Nostri: questo, però, dovevo scoprirlo in seguito); l'accozzaglia dei Guns (e tutte le altre), invece, significavano altro, ossia questo: che l'assolo di batteria (il topos rock par excellence, forse più dell'esibizione tragico romantica del guitar hero) era la parola d'ordine segreta, il segno massonico, il campanello pavloviano per comunicare surrettiziamente ai consumatori rock, più o meno stagionati: attenti, ragazzi, questo è rock! Non vedete la traspirazione estrema del drummer alle pelli? La gesticolazione parossistica? Il volto che assume gradatamente le linee ominose dell'individuo infartuato? I capelli scarmigliati come una Gorgone? I liquidi che sprizzano a ogni rullata (organici o messi là a miracol mostrare dal regista del video d'ordinanza)? Questo, signori, è rock, puro rock e chi non è d'accordo con noi peste lo colga!
Guarii molto tardi dallo shock; la convalescenza fu lunga. Bozzio, Cobham e Bruford mi furono d'aiuto: li ringrazio. Oggi sono del tutto sanato; tanto da offrirvi questo florilegio, messo insieme scartabellando varie pagine internet. Ho preferito inserire alcuni artisti meno conosciuti piuttosto che i soliti pestatori.
La lista (una delle centinaia possibili) è notevole, anche se non contempla Charlie Watts.
Questa è una bella tripletta; e per gli amanti del progressive e dintorni una fonte di notevoli piacevolezze.
Mi chiedo, ancora una volta, en passant, quali storie del rock verranno scritte (in pdf) tra vent'anni. Attenzione: non perché sta emergendo dal buio (o dalla penombra) una quantità sterminata di musica (negli ultimi trent'anni, in aree non anglizzate, sono stati editi centinaia di migliaia di titoli): di questo abbiamo già parlato. Mi riferisco, invece, alla nascita di nuove realtà economiche, e al declino di alcune di quelle tradizionali. Ipotesi: supponiamo che, per una serie di circostanze epocali, la Gran Bretagna imploda su se stessa (non sono tempi per tramonti dolci e graduali, questi): cosa ne sarebbe allora della musica inglese? O meglio: cosa resterebbe, in media, della popolarissima e dominante musica inglese senza quel formidabile e secolare apparato di propaganda e pubblicità che ora muove all'apprezzamento milioni di consumatori e ammiratori?
David Bowie, Beatles e Rolling Stones sopravviverebbero (hanno scolpito già l'immaginario), seppur offuscati dal diradarsi del fumo della sempiterna grancassa promozionale; già i Queen faticherebbero non poco alla distanza (oh, la morte di Freddy! Oh, il maledettismo ... le magliette ... i live di MTV et cetera) ... cantanti e gruppi, pur notissimi, come Dire Straits, Eric Clapton, Robbie Williams, senza il continuo, assillante, pompaggio, tenderebbero, invece, a svanire nel nulla. Vogliamo poi parlare di Verve, Oasis, Blur? O dell'ondata pop elettronica degli Ottanta? O della miriade di boy band che hanno fatto fortuna girando la penisola nei decenni trascorsi (siamo l'Italia, colonia discografica londinese)?
Quanto mi piacerebbe, in una storia del rock del 2035, leggere, nella stessa pagina, di Gentle Giant, Caravan, Secret Oyster e Supersister come esponenti di spicco del progressive europeo ... dai che ci stiamo arrivando ...
Alrune Rod - Alrune Rod (1969). Leif Roden, voce, basso, chitarra; Giese, voce, chitarra; Pastor Ziegler, voce, tastiere; Bent Hesselman, flauto; Karsten Høst, batteria, percussioni; Claus From, batteria, percussioni.
Su una cosa i quattro Vangeli sono d'accordo: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua", massima latinizzata nel famigerato Nemo propheta in patria.
Così sarà per gli artisti dell'underground italico primi anni Ottanta: troppo diversi dall'escapismo progressive, spesso sontuoso o favolistico; alieni dalle narrazioni cantautoriali, più o meno impegnate; incapaci di credere in alcunché di positivo (anzi: di pieno; lavorano, infatti, a favore del vuoto); incapaci, tout court, di credere, essi operano già nei territori desolati e irredimibili dei quasi contemporanei Throbbing Gristle.
"Tensione verso la nullificazione nichilista e un destino da perdenti esibito con malcelato orgoglio?" si chiede un lettore; sì, assolutamente. Qualcuno tenta timidamente le corde del pop à la Depeche Mode; altri il synth asettico di Numan e compagnia anglosassone; i più si orientano, però, verso una regione sonora ostica, senza speranze, precocemente disperata - tanto più disperata poiché fuori sincrono col gusto dei tempi e la sua moda sfacciata.
Fra di loro troviamo veterani (M. B., ovvero Maurizio Bianchi, Doris Norton, già con Jacula, e Laxative Souls) e sorprese da Virgin Forest: i Plath (il cui nome deriva, forse, dalla poetessa suicida Sylvia Plath), ad esempio, col minuto e mezzo di I am strange now, lasciano intravedere le angosciose frantumaglie della pitonessa Diamanda Galas ...
Alcuni (2+2=5, La 1919, Laxative Souls, Doris Norton) già figurano su Isle of noises con interi album, nelle riedizioni dei post del blog Mutant Sounds, purtroppo inattivo.
Neanche le sette di mattina e già mi sento pesante e sfatto come dopo una prolungata orgia notturna, crudele e inutile; la luce del giorno, i prossimi accadimenti, gli altri, il mondo, sono già di troppo e gravano quasi insostenibili.
Il pastone si offre da subito, implacabile, nella consueta neolingua, sempre eguale a se stessa, fintamente pudica.
La prima pagina di un giornale, uno dei tanti:
Parla Obama: bombardamenti anche sulla Siria per stroncare l'ISIS.
Rock e nostalgia. L'album degli U2 gratis su iTunes.
Ferrari, l'addio di Montezemolo. Una liquidazione da 27 milioni.
La guida dell'Europa al partito del rigore. Sotto il segno della cancelliera.
Yara, 90 giorni dopo si riparte dal DNA.
In basso a destra la pubblicità di casa al solito libercolo: Rete padrona, il volto oscuro della rivoluzione digitale. Inevitabili il volto compiaciuto dell'autore e le migliaia di pioppi in fumo.
Una pagina interna:
I nuovi U2, viaggi e nostalgie rock: "Disco per un miliardo di orecchie".
La famiglia, l'Irlanda violenta: un diario personale di Bono.
Incastonato nell'articolo si comincia a capire il cuore dell'urgenza: Apple dice addio al vecchio iPod (sottinteso: compratevi quello nuovo, magari per ascoltare l'ultimo degli U2. Fortunelli! È gratis su iTunes!)
La didascalia alla foto è più illuminante: L'amministratore delegato di Apple, Tim Cook (53 anni) con il leader degli U2 Bono (54) alla presentazione dell'iPhone 6.
Alle loro spalle due residuati bellici: The Edge e l'altro che pesta sulla batteria. Et cetera et cetera.
A sinistra di tale rivelazione una paginata intera ci ricorda il DVD in offerta, Captain America: al centro s'impone la faccia da babbeo di Chris Evans; alle spalle, comprimaria, Scarlett Johansson più un ridicolo e monocolo Samuel Jackson (nella parte di Nick Fury, nientemeno).
Citato, ma non in effigie, Robert Redford, quello de I tre giorni del condor, Brubaker e Tutti gli uomini del presidente. Si sarà vergognato?
Nelle pagine di politica estera, invece, appare Capitan America in persona (meno bianco, ma altrettanto WASP) e già onusto di un Premio Nobel per la Pace assegnatogli da una psichedelica giuria norvegese. Stavolta il Capitano ci racconta che quelli dell'ISIS (omissis: da lui finanziati) sono degenerati, purtroppo, in birbantelli che bisogna vaporizzare senza scampo. Il succo del discorso presidenziale dell'11 settembre 2014: vi ricordate i cattivi dell'11 settembre 2001? Sono tornati! Sempre con gli stracci sulla testa e sempre più sanguinari: infatti tagliano la testa alla gente. Avete visto il video, no? Difendiamo l'Occidente e celebriamo i martiri delle Twin Towers et cetera et cetera.
L'Italia si accoda agli alleati volenterosi (Coalition of the willing) da subito, senza uno straccio di discussione.
Il corpo elettorale è flaccido; i tamburi tacciono.
Il fatto che l'agenda del democratico Premio Nobel coincida con quella del retrivo George W. Bush (Iraq, Siria, Iran) non pare sfiorare, infatti, i pacifisti alle vongole di casa nostra (tibicines et cornicines); non trovo una dichiarazione in proposito da mesi: temono l'accusa di collaborazionismo?
Forse son solo torpidi: reagiscono, ormai e come tutti, non a considerazioni politiche razionali, ma a parole d'ordine da elefanti circensi: Berlusconi, fascista, neoconservatore, femminicidio, utilizzatore finale, Bella ciao.
Ammainate bandiere e labari, deposti slogan e coretti d'antan, i Nostri battono una fiacca quasi letargica; stuzzicato sull'argomento qualcuno emana borborigmi; altri passano al largo; i più protervi, dalla curata e fremente barbetta no global, spiegano che non è la stessa cosa.
Infatti non lo è, così come 7 + 5 non è 12 e 12 non è la radice quadrata di 144.
A me frega assai poco.
Non celebro l'11 settembre.
Il mio pensiero va solo ai morti innocenti, ammazzati l'11 settembre (1973 e 2001), e a quelli sbudellati sino alla vigilia di Natale (24 Dicembre 2004) a Falluja, e a quelli umiliati o assassinati o lasciati morire in silenzio, nelle galere, nei campi di prigionia, nei ghetti da profughi: tutte vittime degli inganni e delle macchinazioni della Storia.
Celebro solo l'altra New York, l'unica che mi piace.
New York Noise (2003) (Dance music from the New York underground 1978-1982)
Liquid Liquid - Optimo
ESG - You make no sense
Konk - Baby Dee
Contortions - Contort yourself
Material - Reduction
Lizzy Mercier Descloux - Wawa
Rammellzee Vs K.Rob - Beat bop
Bush Tetras - Can't be funky
Glenn Branca - Lesson no. 1
Bloods - Button up
DNA - 5:30
Dinosaur L - Clean on your bean #1
Theoretical Girls - You got me
Dance - Do Dada
Mars - Helen Fordsdale
Defunkt - Defunkt
New York Noise Vol. 2 (2005) Music from the New York underground 1977-1984
Pulsallama - Ungawa Pt. 2
Mofungo - Hunter gatherer
Red Transistor - Not bite
Vortex Original Soundtrack - Black box disco
Certain General - Back downtown
Sonic Youth - I dreamed a dream
Rhys Chatham - Drastic classicism
Clandestine with Ned Sublette - Radio rhythm (dub)
Glorious Strangers - Move it time
Felix - Tiger stripes
Del-Byzanteens with Jim Jarmusch - My hands are yellow (from The job that I do)
Don King - Tanajura
Jill Kroesen - I am not seeing that you are here
UT - Sham shack
Static with Glenn Branca - My relationship
Y Pants - Favorite sweater
New York Noise vol. 3 (2006) Music from the New York underground 1979-1984
La signorina a sinistra (Cheryl Shrode, una delle conigliette del 1967) esorna, in varie pose, tutte le copertine di Love peace and poetry, serie di tredici dischi che raccoglie (per merito di Thomas Hartladge) brani psichedelici, spesso oscuri, provenienti da ogni parte del mondo (sinora sono stati editi dieci CD: mancano Scandinavia, Italia e Germania).
Ho preferito cominciare dal fondo, in modo da regalarvi subito Africa, Turchia e Cile.
Il livello è buono. L'ascolto remunerativo.
Le conclusioni almeno tre.
1. Tali ricognizioni ci renderanno migliori ascoltatori. Più smaliziati, più tolleranti. Veloci e sicuri nel giudizio. Ne sono certo. Attenzione! Può darsi che, fra qualche decennio, siederemo sulla panchina del parco privato Steve Jobs (ex tenuta comunale Villa Pamphili) a lanciare becchime a piccioni cyborg e riascoltare, tramite cuffie microwifiautoinnestabili, l'ultimo remaster di Foxtrot (rieditato in onore di Phil Collins, spentosi prematuramente, ma serenamente, nella base lunare Alpha Tranquillity ad appena centododici anni).
Chi lo sa? Ma la riascolteremo in modo totalmente diverso. Come quel punto del cerchio in movimento che genera la cicloide ... esso ritornerà da dove tutto era cominciato ... a Itaca, ancora a Itaca, ma con l'esperienza di Troia e Nausicaa, dei Ciclopi, di Circe e delle Sirene dai lunghi artigli ... E forse allora saremo pronti a muoverci ancora, come insegna Dante ... Penelope, mia dolce e fedele sposa, devo andare ... ancora ... gli ascoltatori maturi sono irrequieti, avidi di virtù, musica e conoscenza ...
Genesis o progressive svedese? Ecco la cicloide del nuovo ascoltatore/critico L'importante è il viaggio
2. Mi sorprendo a pensare, sempre più spesso in questi ultimi anni, come tali viaggi sonori, la stessa creazione del blog ("Hidden, hard to to find and forgotten music from the whole world" recitava il mio, primo, originale sottotitolo, il 25 Luglio 2011) e il disseppellimento di regioni rock inesplorate o vittime della damnatio memoriae (rock: mi ostino a usare questo termine) siano dovuti al personale e montante disgusto per l'Occidente e la sua propaganda idiota, assordante, crassa, stolida (le seguenti tre frasi, ad esempio, si tengono per mano, come battone in girotondo): a. "My second purpose today is to provide you with additional information, to share with you what the United States knows about Iraq's weapons of mass destruction as well as Iraq's involvement in terrorism". b. "Pietro Valpreda è un colpevole, uno dei responsabili della strage, delle stragi di Roma e degli att ... delle stragi di Milano e degli attentati di Roma. La conferma, la notizia, è arrivata un momento fa nella Questura di Roma". c. "Oasis, i più grandi!".
Gruppo di Improvvisazione Nuova
Consonanza - The feed-back (1970). Nato su impulso di
Franco Evangelisti (nel 1964), l’ensemble fu contraddistinto dall’adesione
all’estetica aleatoria per cui ogni esecutore si attiene a una struttura
prestabilita generale, ma decide in proprio, grazie al personale estro, lo
svolgimento dettagliato dell’esecuzione (in parziale ottemperanza agli studi
che l’acustico Werner Meyer-Eppler aveva condotto a Darmstadt). Nel 1970 si
aggiungono alla formazione chitarra, batteria e percussioni, in vista di un maggior avvicinamento
alla musica leggera (e dietro la suggestione del milieu underground romano
gravitante attorno al Beat ’72: Carmelo Bene, Scelsi, Perlini, Vasilicò …). Il
risultato di tale svolta ‘rock’ fu l’eccellente The feed-back, dove la sommessa e inquietante free form dei precedenti album sboccia in una sorprendente materia sonora prossima a Can e Neu! Quanti sono i gradi di separazione, quindi, fra musica colta (i Nostri erano tutti esecutori-compositori coronati d'alloro) e musica rock? Una batteria e una chitarra, vien da dire. O forse il compianto e geniale Egisto Macchi alle percussioni. Bruno Battisti D'Amario, chitarra; John Heineman, piano,
trombone, violone; Ennio Morricone, tromba; Mario Bertoncini, voce, tastiere,
percussioni; Walter Branchi, basso; Renzo Restuccia; batteria; Egisto Macchi,
percussioni.
Armando Sciascia - Recordings
1970-1974. Undici brani: i primi quattro provengono da un album realizzato con Fabio Fabor, Infini (1972); i restanti dalla raccolta
Mosaico Psichedelico (risalenti al 1970
e al 1974). Apprezzato violinista (cfr. Sea fantasy e l'hard rock strumentale di Distortions, pubblicato a nome Blue Phantom), Sciascia è uno dei più notabili autori di library music dei Settanta italiani: con tale equivoca definizione ci si riferisce a sonorizzazioni e apposizioni di documentari, sceneggiati, telegiornali, rotocalchi televisivi (essa si distingue, perciò, dalla colonna sonora vera e propria, dotata di una propria logica interna e di una netta tendenza all'accattivante). Alcune raccolte library, tuttavia, pur gustate in assenza dell'occasione (ovvero del soggetto visivo di riferimento), vantano una libertà e una raffinatezza compositiva tali da potersi isolare e considerare quali brani d'avanguardia rock: basti ascoltare, in tale antologia, l'incalzare del brano Circuito chiuso (ideato, magari, per un documentario sulle centrali idroelettriche, chi lo sa?). La library music italiana attende, quale territorio parzialmente vergine, una prossima, attenta (e cauta) sistemazione critica.
Egisto Macchi/Zanagoria -Neuro tensivo (1971). Lo si dica fuori dai denti: sino a un decennio fa, l'avanguardia rock italiana riposava, almeno a livello blandamente popolare, su Pollution di Battiato. La rete ci ha permesso di scoprire, nel settore library, numerosi gioielli (spacciati all'epoca per comuni brillocchi): Neuro tensivo, split diviso fra Egisto Macchi (cfr. le recensioni di Futurissimo e Bioritmi) e Zanagoria (al secolo Giorgio Carnini; cfr. Insight modulations), ad esempio, è un piccolo capolavoro: Macchi (i titoli fanno pensare a un accompagnamento sonoro d'un documentario sulle carceri) riesce a concretare cinque brani dall'eccezionale intensità drammatica, cupa e dolorosa; i quattro pezzi di Zanagoria, fintamente sommessi, come un furioso sotto sedazione, si animano d'improvvisi guizzi strumentali: lacerti di percussioni, violini e pianoforte disegnano una partitura schizoide e perturbante. Peccato che Neuro tensivo sia del tutto ignorato da Youtube. Da ascoltare; subito.