Hannibal è una serie TV americana, basata sui personaggi di Thomas Harris, presenti in quattro opere dell'autore (Il delitto della terza luna, Il silenzio degli innocenti, Hannibal, e il prequel Le origini del male; qui il link per farsi un'idea della saga); il libro più famoso è senz'altro Il Silenzio degli innocenti, bestseller da cui fu tratto un celeberrimo film con Jodie Foster e Anthony Hopkins (1).
Tolgo il dente senza anestesia: la serie è migliore del film.
Per due motivi.
Per due motivi.
Essa vanta una potenza drammatica che alla pellicola di Jonathan Demme manca: lo scambio continuo fra Male e Bene, tra realtà e allucinazione, carnefice e vittima, colpa e innocenza. E tale indifferenza fra poli opposti dello spirito umano (opposti e irriducibili, almeno per le religioni e il senso comune) è significata con immagini simboliche di forte impatto psicologico.
Un solo esempio: una delle prime scene della serie (sotto riprodotta) vede una giovane donna morta, impalata da corna di cervo e martoriata dai corvi. Il simbolo del cervo ossessiona l'intero svolgimento del telefilm: nelle prime fasi esso appare quale forza maligna (è proprio Hannibal a comparire in tale veste, negli incubi dei protagonisti); nello svolgimento della trama, tuttavia, sarà proprio il maggiore antagonista di Lecter, Will Graham (suo doppio fatale), ad appropriarsi (dopo la transizione alla colpa e al male) di tale simbologia negativa per operare un titanico tentativo di sublimazione, dalla dannazione alla salvezza (riguardate il fotogramma anzidetto; c'è tutto il telefilm: se il corvo, messaggero di morte, significa la discesa agli inferi, verso il peccato e gli orrori dell'inconscio, il cervo, invece, simboleggia la redenzione del Cristo che sconfigge il demonio, la resurrezione, la risalita, il sacrificio del dio solare che annienta le tenebre) (2).
A rendere notevole la serie contribuiscono le interpretazioni (eccellente Mikkelsen, solidi i veterani Fishburne e Anderson, e ammirevoli tutti i comprimari), la fotografia, la non comune qualità dei dialoghi, e, incredibile a dirsi, un maneggio discreto e avvertito della cultura alta.
In più Hannibal vanta una peculiarità: non contempla, nel resoconto dell'orrore, momenti di alleggerimento: l'intero telefilm è orrore, non c'è mai stacco, o cambio di registro: solo il grottesco, ma un grottesco feroce, tipico dell'espressionismo tedesco più spietato, s'alterna al continuo di morte, sangue e dolore. In questo Hannibal somiglia a Il gabinetto del dottor Caligari, gioco di specchi in cui i poli opposti (veglia e sogno, ragione e insania, vittima e torturatore) si struggono l'uno nell'altro in un fluire senza scampo e diversione. A tale cupezza irredimibile contribuisce, in modo determinante, il bordone sonoro di Brian Reitzell, già batterista dei Redd Kross: un pervasivo sottofondo elettronico, costante e minaccioso, implacabile.
(1) Manhunter, frammenti di un omicidio, di Michael Mann (1986), è invece ispirato da I delitti della terza luna.
(2) In San Paolo il cervo snida e uccide il serpente, ovvia personificazione del diavolo.
Un solo esempio: una delle prime scene della serie (sotto riprodotta) vede una giovane donna morta, impalata da corna di cervo e martoriata dai corvi. Il simbolo del cervo ossessiona l'intero svolgimento del telefilm: nelle prime fasi esso appare quale forza maligna (è proprio Hannibal a comparire in tale veste, negli incubi dei protagonisti); nello svolgimento della trama, tuttavia, sarà proprio il maggiore antagonista di Lecter, Will Graham (suo doppio fatale), ad appropriarsi (dopo la transizione alla colpa e al male) di tale simbologia negativa per operare un titanico tentativo di sublimazione, dalla dannazione alla salvezza (riguardate il fotogramma anzidetto; c'è tutto il telefilm: se il corvo, messaggero di morte, significa la discesa agli inferi, verso il peccato e gli orrori dell'inconscio, il cervo, invece, simboleggia la redenzione del Cristo che sconfigge il demonio, la resurrezione, la risalita, il sacrificio del dio solare che annienta le tenebre) (2).
A rendere notevole la serie contribuiscono le interpretazioni (eccellente Mikkelsen, solidi i veterani Fishburne e Anderson, e ammirevoli tutti i comprimari), la fotografia, la non comune qualità dei dialoghi, e, incredibile a dirsi, un maneggio discreto e avvertito della cultura alta.
In più Hannibal vanta una peculiarità: non contempla, nel resoconto dell'orrore, momenti di alleggerimento: l'intero telefilm è orrore, non c'è mai stacco, o cambio di registro: solo il grottesco, ma un grottesco feroce, tipico dell'espressionismo tedesco più spietato, s'alterna al continuo di morte, sangue e dolore. In questo Hannibal somiglia a Il gabinetto del dottor Caligari, gioco di specchi in cui i poli opposti (veglia e sogno, ragione e insania, vittima e torturatore) si struggono l'uno nell'altro in un fluire senza scampo e diversione. A tale cupezza irredimibile contribuisce, in modo determinante, il bordone sonoro di Brian Reitzell, già batterista dei Redd Kross: un pervasivo sottofondo elettronico, costante e minaccioso, implacabile.
(1) Manhunter, frammenti di un omicidio, di Michael Mann (1986), è invece ispirato da I delitti della terza luna.
(2) In San Paolo il cervo snida e uccide il serpente, ovvia personificazione del diavolo.
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