Vi invito a un esperimento molto soggettivo: confrontate i toni progressive di questi tre gruppi francesi della seconda metà dei Settanta con quelli di formazioni transalpine presenti nella Nurse With Wound list (Archaïa, Magma, Art Zoyd, Ame Son, Jean Cohen-Solal, Lard Free et cetera). Non sentite sulla lingua un sapore diverso? Più aggiustato, rifinito, ordinato, professionale; meno ricco d'empatia e partecipazione: in altre parole, grossolane, ma veritiere: più freddo? Come certi sommelier che sono in grado di distinguere annate, vigneti ed esposizioni con una semplice degustazione, non potete, voi, individuare una sottile crepa strutturale, epocale e rovinosa, rispetto al recentissimo passato (Sessanta e primi Settanta) - un cambio di aria e atmosfera presente nei timbri, nelle percussioni, nella foga d'esecuzione, nella passionalità d'insieme?
Perché la fine dei Settanta e i primi Ottanta sono, al netto della qualità dei singoli interpreti, più falsi, costruiti e controllati rispetto a quel periodo?
Cos'è cambiato in poco tempo?
Cos'è cambiato in poco tempo?
Sono cambiati gli strumenti? O le produzioni, la tecnica di registrazione? I discografici hanno puntato sulla grana grossa? Ancora: l'avvento d'un nuovo ordine sociale (anzi, del ritorno all'ordine sociale e al conformismo compiaciuto) si riflette anche nella musica?
Oppure la forza ideologica e delle illusioni, che gonfiava quel decennio mirabile, s'era dileguata per sempre, lasciando sul campo solo autori professionali ed eccezionali strumentisti (come in Rahmann o Artcane, ad esempio?).
Nonostante la qualità (alta), lo scarto si avverte, a orecchio (stavo per dire: a naso).
Altri uomini, altri musicisti e cantautori, ovviamente, rinnovelleranno quelle passioni: sempre individualmente, però; mai con quell'urgenza collettiva, unificante, totalizzante; quando ogni cosa pareva possibile.
Artcane - L’Odyssée (1977). Jack Mlynski, voce,
chitarra; Stanislas Belloc, voce, basso; Alain
Coupel, voce, tastiere; Daniel Locci, percussioni.
Rahmann - Rahmann (1979). Louis César Ewandé, chitarra,
percussioni; Gérard Prévost, basso; Michel Rutigliano, tastiere; Amar Mecharaf,
batteria, percussioni.
Ma Banlieue Flasque - Ma Banlieue Flasque (1979). Marc Le Devedec, voce, chitarra; Philippe
Maugars, voce, chitarra; Philippe Botta, flauto, sassofono; Loïc Gauthier,
basso; Chypo, voce, batteria.
Dunque, è un interrogativo che hai già posto nel recente passato, mi sembra, a cui volevo rispondere, senza poi averlo fatto.
RispondiEliminaGeneralizzando, si potrebbe dire che il passaggio da marshall a Roland ha fatto disastri. Credo che la produzione e i metodi di incisione siano determinanti e discriminanti. Prendi x esempio anche un gruppo che ha scavallato il decennio alla grande come gli ac/dc, gruppo per altro estraneo ad ogni 'eclettismo', ebbene anche li tra back in black e for those... senti lo stacco, che poi va aprendosi sempre di più. Fino al grunge, più o meno è stato così. Ripeto, credo che la questione tecnica la spunti su quella sociale, ma si può approfondire.
Ecco, questo è un inizio d'approfondimento che mi piace.
EliminaNon ho le competenze (si dice così) per proseguire, ma invito te (e tutti) a battere sull'argomento.
Che sia una Virgin Forest?
Ti propongo questo ulteriore esperimento di ascolto, che puoi espandere e riusare per il blog o possiamo sistemarlo per vigin forest. Su youtube o spotify si trova tutto.
EliminaBlue Oyster Cult: Imaginos e Secret treaties, anni 88 e 74. Imaginos è un album concepito molti anni prima di essere inciso, ci sono anche rifacimenti di vacchi pezzi (astronomy); S.C. è uno dei capolavori del primo periodo del gruppo. Entrambi sono dischi ispirati, stesso gruppo, perfino stesse canzoni.
A chi ascolta il giudizio sul suono.
Per me una cartina tornasole quasi infallibile è il suono della batteria. Non credo sia una questione di strumento, ma piuttosto di come il suono viene catturato dal microfono e risputato fuori dal mixer. Non so se l'informatica possa avere una parte.
Altra precisazione: diciamo senz'altro che il suono è diverso, migliore / peggiore diventa anche questione di gusti.
Altro aspetto: i 3 decenni 'storici' del rock '60 '70 '80 (x ora tralascio i 50, ma ci si può tornar su) hanno un loro suono distintivo. Dai 90 in avanti sono iniziati i ripescaggi e i mix.
Ciao!!
Non credo sia una questione di gusti. E pure il relativismo invocato ogni cinque minuti mostra la corda ... Se ogni periodo ha il proprio suono, non si capisce, ad esempio, tanta nostalgia per certi timbri tastieristici, la sempiterna voglia di Sessanta-Settanta o l'agognare la low fidelity ... Devo pensarci. Capisco, tuttavia, che ai Throbbing Gristle o a Foetus importi poco di come suonasse la batteria ai tempi dei Quicksilver.
EliminaDecisamente le innovazioni tecnico/tecnologiche di studio di registrazione contribuirono a peggiorare i suoni generali. All'epoca forse i produttori/ingegneri/registratori erano tutti molto eccitati dalle migliorie, ma non si rendevano conto dei disastri che stavano combinando.
RispondiEliminaAmmetto l'ignoranza tecnica.
EliminaIl mio giudizio si basa esclusivamente sull'orecchio.
Sarebbe bello se tu, che sei musicista, o altri, come Evil, scriveste qualche riga su 'come' sono riusciti a peggiorare il suono (e il CD? Ha peggiorato il suono).
Oltre a puntare sulla quantità, sulla pubblicità, sulla distruzione della critica etc etc
C'è anche da dire che i grandi produttori degli anni passati (penso per esempio a Joe Boyd e a Nick Venet) ormai non erano più richiesti oppure erano approdati su altri lidi.Il loro posto venne preso da gente più ,diciamo, "al passo coi tempi", con due palle così tecnicamente parlando ma niente cuore e poca passione. Il punk fu da questo punto di vista un bel bagno rigenerante.
RispondiEliminaE poi, si, secondo me il cd (ma in generale il digitale) ha peggiorato il suono, o perlomeno la nostra percezione di esso. Ma questo è un discorso che ho affrontato tante volte in varie conversazioni con miei amici ed è stato causa anche di grandi litigi verbali :-)
La mancanza di passione è fuori dubbio, ma deve esserci anche un motivo tecnico.
EliminaSulla battaglia CD-LP ho litigato anch'io ... ora non importa più a nessuno, tanto ascoltano solo MP3 con auricolari o impianti in cui non capisci se suonano chitarre, cornamuse o gatti spellati vivi.
Non credo che occorrano particolari competenze tecniche per rendersi conto di come sia cambiato il suono da un decennio all'altro: basta avere un po' di passione ed orecchio per la musica.
RispondiEliminaViceversa, farei un parallelo sociale; non ho studiato la materia ed ero un bambino negli '80, ma ho sempre avuto la candida impressione che in quegli anni il retaggio dei '70 fosse considerato come un mondo vetusto, da cui allontanarsi di netto a causa di un benessere ormai diffusissimo (potrei dire anche consumismo boombastico, se mi è lecito) ed una perdita di umiltà sempre più generalizzata in tutti gli strati della società.
A questo, contemporaneamente, è corrisposta una metamorfosi della produzione della musica: suoni aperti all'inverosimile, equalizzazioni brutalmente impeccabili, estetiche ultra-narcisistiche. E percentuale di spontaneità dello strumentista prossima allo zero. E specialmente nel nostro continente.
Ciò non toglie certo che anche negli '80 sia stata realizzata grande musica (ed in quei casi, nei live si poteva apprezzare maggiormente lo spirito e la naturalezza).
Anche nei '90, nei Duemila, anche adesso.
EliminaDevo pensarci su, i vostri pareri sono tutti interessanti.
Permettimi di dissentire riguardo la tua opinione sugli anni 90 e 2000
EliminaTi permetto ... Noi siamo qui per dissentire, mica scriviamo per XL o Rolling Stone.
EliminaAnch'io, che non riesco neppure a battere le mani a tempo, credo sia per lo più una questione di (iper)produzione: troppa glassa e risultati indigeribili.
RispondiEliminaSecondo me è globalizzazione: se tu crei un gusto unico avrai un consumatore unico e non dovrai diversificare la pubblicità per trovare i vari target ... soldi risparmiati e incassi sicuri. I risultati artistici, ovviamente, tenderanno allo zero (a parte le nicchie o i ghetti, anche loro, però, a rischio di globalizzazione 'indie').
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