domenica 29 giugno 2014

Czesław Niemen - Marionetki (Niemen voll. 1-2) (1973)/Ode to Venus (1973)

Cantante soul, dalle sonorità beat, quindi folksinger di protesta, Czesław Juliusz Wydrzycki (1939-2004; polacco, ma nato in terra bielorussa, allora Unione Sovietica) si avvicinò gradatamente al progressive nei primissimi anni Settanta (forse per quel movimento dell'anima sonora che caratterizza tutta l'Europa in quel periodo); i due volumi di Niemen (accorpati sotto il titolo Marionetki) e Ode to Venus rappresentano uno dei vertici della produzione continentale: vertice misconosciuto, ovviamente, seppur già parzialmente esplorato in una delle nostre rudimentali antologie sulla musica nell'Est Europa nel decennio mirabile (Eastern Europe in the 70s vol. 5).

Causa l'inciampo della lingua, di Niemen si conosce pochissimo; le frequentazioni testimoniano a suo merito: Hammer e Laird della Mahavishnu Orchestra, Tangerine Dream e Klaus Schulze (Niemen esplorerà l'elettronica a partire dall'album Katharsis, del 1975); ma è la variegata e brillante fusion dei due lavori a deporre benigna: progressive con forti ombreggiature jazz, ricco di afflato melodico e di una tensione verso l'avanguardia non secondaria (come nei diciotto minuti di Requiem dla Van Gogha).
L'ensemble che accompagna Niemen, capitanato dal tastierista Józef Skrzek, è, di fatto SBB (acronimo di Szukaj, Burz, Buduj, ovvero cerca, distruggi, costruisci), il più famoso gruppo polacco, responsabile di almeno un paio di lavori di symphonic prog d'alto livello (e su cui ritorneremo).
Per il resto, come di consueto: occorre ascoltare, studiare, sovvertire ...

giovedì 26 giugno 2014

Born to lose - Heartbreakers - L.A.M.F. (1977)/David Johansen - David Johansen (1978)

"Che cos’è un uomo in rivolta? Un uomo che dice no. Ma se rifiuta, non rinuncia tuttavia: è anche un uomo che dice di sì, fin dal suo primo muoversi. Uno schiavo che in tutta la sua vita ha ricevuto ordini, giudica ad un tratto inaccettabile un nuovo comando. Qual è il contenuto di questo 'no'? Significa, per esempio, 'le cose hanno durato troppo', 'fin qui sì, al di là no', 'vai troppo in là' e anche 'c’è un limite oltre il quale non andrai'. Insomma questo 'no' afferma l’esistenza di una frontiera ... il movimento di rivolta poggia, ad un tempo, sul rifiuto categorico di un’intrusione giudicata intollerabile e sulla certezza confusa di un buon diritto, o più esattamente sull’impressione, nell’insorto, di avere il 'diritto di…'. Non esiste rivolta senza la sensazione d’avere in qualche modo, e da qualche parte, ragione ... 
La rivolta, in senso etimologico, è un voltafaccia. In essa, l’uomo che camminava sotto la sferza del padrone, ora fa fronte. Oppone ciò che è preferibile a ciò che non lo è".
Questo è Albert Camus, ne L'uomo in rivolta. Al divenire insensato della storia Camus opponeva la forza dell'uomo ribelle e creatore di solidarietà ... schietta filosofia europea: abiura del nichilismo e dell'Ultimo Uomo, colui che rende tutto materiale, piccolo, insignificante ... l'Uomo pago di se stesso e delle proprie carabattole, moderno, modernissimo, creatore di nulla, catatonico ...
Ed ecco la schietta filosofia americana di Thunders e (forse) Johansen: l'Ultimo Uomo l'abbiamo in casa, noi americani ... non l'abbiamo prodotto noi, ma sicuramente ne siamo i cantori e gli apologeti ... 
Solidarietà?Balle ... La rivolta è giocarsi tutto ... da pari a pari col mostro ... e fare il contrario di quello che si aspettano da noi ... tutto sul piatto ... E se si vince? 
Dipende: qualche vigliacco s'intasca da subito i quattrini e si adatta da pecora qual è, altri - i migliori - ributtano il malloppo sul tavolo verde sino all'ultimo centesimo ... giocano al raddoppio con la morte infinita (o con la vita, con lo stato, con il destino: fate voi) sapendo di mettere inevitabilmente in conto la propria autodistruzione ... c'è un piacere nel vivere ai limiti che consiste nella possibilità dell'annientamento ... d'altra parte che gusto c'è a entrare nella tomba tutti interi ... e si badi: tutto questo non lo pensiamo, per carità ... non siamo filosofi ... tutto ciò è naturale come il respiro ... come un movimento involontario dettato da un istinto atavico di pericolo e salute ... scorre nel nostro sangue, insomma, sin da quando siamo nati. Nati per perdere.

domenica 22 giugno 2014

Early psichedelia vol. 16 - The great British psychedelic trip Volume 1/Volume 2/Volume 3

Davy Jones and The Lower Third

VV. AA. - The great British psychedelic trip vol .1 1966-1969

Turquoise - Tales of Flossie Fillett
Attack - Created by Clive
Timebox - Baked jam roll in your eye
Poets - In your tower
23rd Turnoff - Leave me here
World of Oz - The muffin man
Ice  - So many times
End  - Shades of orange
Ice  - Ice man
Fairytale - Run and hide
Paul & Ritchie & The Cryin' Shames - Come on back
Tintern Abbey - Vacuum cleaner
Virgin Sleep - Love
Turquoise  - Saynia
Toby Twirl - Romeo and Juliet
Amazing Friendly Apple - Magician
Tintern Abbey - Beeside
Fire - Father's name is Dad
Flies - I'm not your stepping stone
Accent - Red sky at night

The Great British psychedelic trip vol . 2 1965-1970

Poets - That's the way it's got to be  
Neat Change- I lied to Auntie May  
Toby Twirl- Movin' in'           
Kinsmen - Glass house green, splinter red   
Tinkerbells Fairydust - Lazy day      
Pacific Drift - Water woman
Love Children - Paper chase 
Ice - Whisper her name (Maria Laine)         
Life 'n' Soul - Peacefully asleep        
Al Stewart - Turn to Earth    
Double Feature - Baby get your head screwed on   
Elastic Band - 8 1/2 hours of paradise         
Cherry Smash - Fade away Maureen          
Game - Gotta wait    
Peter Lee Stirling - 8.35 on the dot  
Majority - All our Christmases         
Chocolate Watch Band - Requiem       
Amazing Friendly Apple - Water woman    
Dream Police  - I'll be home (in a day or so)
Timebox - Walking through the streets of my mind
Crocheted Doughnut Ring - Happy castle   
Human Instinct - Death at the seaside         
Virgin Sleep - Secret 
Tinkerbells Fairydust - In my magic garden 
Turquoise - Woodstock

The great British psychedelic trip vol. 3 1965-1970

Tomorrow - My white bicycle
Idle Race - Skeleton and the roundabout
Love Sculpture - In the land of the few
Simon Dupree & The Big Sound - Kites
Locomotive - Mr. Armageddan
Davy Jones & The Lower Third - You've got a habit of leaving
Keith West - Excerpt from A teenage opera
Kippington Lodge - Rumours
Lemon Tree - It's so nice to come home
Gods - Real love guaranteed
Moles - We are The Moles (Part 1)
July  - Friendly man
Pretty Things - S.F. Sorrow is born
July  - I see
Kippington Lodge - Lady on a bicycle
Keith West - On a Saturday
Idle Race - Worn red carpet
Tomorrow - Strawberry fields forever
Pretty Things - She says good morning
Gods - Hey Bulldog
Lemon Tree - William Chalker's time machine
Yardbirds - Little games
Yardbirds - Puzzles
Love Sculpture - Sabre dance

giovedì 19 giugno 2014

Julian Cope - Japrocksampler vol. 12 (Tokyo Kid Brothers/Rallizes Denudés/Far Out)

Far Out
Indice generale/General index

13. Tokyo Kid Brothers - Sho o suteyo machi e deyō (1971). Colonna sonora dell’omonimo film di Shuji Terayama (noto come Throw away the books, we're going into the streets); i Tokyo Kid Brothers non furono che l’effimera concrezione di J. A. Caesar, già con Terayama in numerose altre prove, soprattutto teatrali (Shin toku maru, JPR 29; Jashumon). L’ignoranza di temi e sviluppi della pellicola non inficiano l’apprezzabilità del lavoro, un pop trascinante dalle venature beat-psichedeliche. 
12. Les Rallizes Denudés - Blind baby has it's mothers eyes (recordings 1986?). Insalata di fagioli, fagioli in umido o pasta e fagioli (December’s black children live 13.12.1980, JPR 31; Yodo go-a-go-go, JPR 20; Live ’77)? Ritmica inchiodata e Mizutani (i fagioli) a distorcere, riverberare e schiantare qualsiasi anelito alla melodia. Chi ha goduto le precedenti colate di feedback avrà di che godere ulteriormente: o viceversa. Ennesimo bootleg di cui si ignorano le chiare coordinate: una nebulosità filologica che aggiunge fascino all’operazione: o viceversa.

11. Far Out - Far Out (1973). Creatura di Fumio Miyashita che anticipa la Far East Family Band (The cave down to the earth, JPR 41; Nipponjin, JPR 14). Due brani di venti minuti: il primo ammicca brevemente allo space rock (Too many people), ma si risolve brillantemente in una psichedelia à la Funkadelic, riscaldata dal guitar hero Miyashita; il secondo (Nihonjin) segue tale falsariga, quindi, negli ultimi minuti, viene speziato da accenni alla tradizione giapponese. Da ascoltare. Eiichi Sayu, voce, chitarra, tastiere; Fumio Miyashita, voce, chitarra, tastiere, flauto, armonica; Kei Ishikawa, voce, chitarra, basso; Manami Arai, voce, batteria.

lunedì 16 giugno 2014

Jozef Van Wissem / Sqürl - Only lovers left alive (Solo gli amanti sopravvivono)


Il classico film di Jim Jarmusch, notturno, rallentato, sospeso fra un quieto divertimento e un rilassato tono kitsch ... Due vampiri, amanti eterni, memori di un passato profondo eppure proiettati verso il futuro incolore della postmodernità ... Adam (Tom Hiddleston) vive a Detroit; è sfibrato, deluso; colleziona chitarre rarissime, è un esteta, già amico dei decadenti francesi, di Byron, Shelley e Tesla: e medita il suicidio ... Eve (Tilda Swinton) vive a Tangeri, è una lettrice onnivora e instancabile (conosce decine di lingue), ma l'estenuata decadence non le ha tolto ancora la fame di vita ... 
La prima ora di film scorre lentamente, ed è un pregio ... Ecco Adamo ed Eva (Adam e Eve, troppo facili questi nomi!) e l'amico Christopher Marlowe (John Hurt; il drammaturgo secentesco che, scopriamo, oltre a essere un vampiro è l'autore nascosto delle opere di Shakespeare); ecco i nostri procurarsi il sangue negli ospedali tramite medici corrotti e compiacenti (e celandosi sotto il nome di Dottor Faust o Dottor Caligari) oppure concedersi escursioni notturne in visita a vecchi teatri trasformati in parcheggio ... o in visita alla vecchia casa di Jack White, ultimo di sette fratelli ... oppure gustare languidamente sorbetti ematici ... 
Non è la credibilità che interessa ... o la verosimiglianza ... o l'eccesso didascalico e kitsch, come spiegato ... ma il tono crepuscolare, rassegnato e orgoglioso, che lascia indovinare la rivelazione ultima ... ovviamente, già sentita ... sentita milioni di volte ... miliardi ... trita eppur vera e maestosa: l'amore è totale, eterno. E solo l'amore, fedele e appassionato (quello che non si cura delle distanze) assicura l'eternità - tramite uno squisito contrappasso.
In aereo (i nostri si spostano solo con voli notturni) Eve legge assorta il sonetto 116 di William Shakespeare (dovremmo dire: di Christopher Marlowe):

Non sarà che alle nozze di animi costanti
Io ammetta impedimenti, amore non è amore
Che muta quando scopre mutamenti,
O a separarsi inclina quando altri si separa.
Oh no, è un faro irremovibile
Che mira la tempesta e mai ne viene scosso;
Esso è la stella di ogni sperduta nave,
Remoto il suo valore, pur se il suo luogo noto.
Amore non soggiace al tempo, anche se labbra
E rosee guance cadranno sotto la sua arcuata falce.
Amore non muta in brevi ore e settimane,
Ma impavido resiste fino al giorno del Giudizio.
Se questo è errore, e sarà contro me provato,
allora io non ho mai scritto, e mai nessuno ha amato.

Let me not to the marriage of true minds
Admit impediments. Love is not love
Which alters when it alteration finds,
Or bends with the remover to remove:
O no; it is an ever-fixed mark, 
That looks on tempests, and is never shaken;
It is the star to every wandering bark,
Whose worth's unknown, although his height be taken.
Love's not Time's fool, though rosy lips and cheeks 
Within his bending sickle's compass come; 
Love alters not with his brief hours and weeks, 
But bears it out even to the edge of doom.
If this be error and upon me proved,
I never writ, nor no man ever loved

E questo è quanto.
Non c'è altro da aggiungere.
La colonna sonora, eccellente, è opera simbiotica del liutista sperimentale Jozef Van Wissem e degli shoegazer Sqürl: da ascoltare subito, in penombra, fra un ghiacciolo al sangue e l'altro.

venerdì 13 giugno 2014

Virgin Forest vol 6 - USA progressive in the Seventies Mirthrandir - For you the old women (1976)/Cathedral - Stained glass stories (1978)/Hands - Hands (1977-1980)

Mirthrandir

La vedo così (con semplificazioni di grana spessa): un grande anelito di libertà o libertarianesimo o anarchia liberale scuote i continenti: parte dagli Stati Uniti, ma invade prima l'Europa e quindi il mondo tutto (i satelliti occidentali, almeno: Giappone in testa).
Negli Stati Uniti il fenomeno sociale e politico trova sbocco artistico nella nascente psichedelia o nell'hard rock o nel folk blues bianco riadattato dai vecchi padri della protest song (padri bianchi e neri); è una voglia di 'altro', spesso generica, ma sincera - non popolare e mediata culturalmente (dalle università, ad esempio) - non americana, se per americano intendiamo il blocco sociale WASP o Frankie Valli o Nashville. 
Ognuno reagisce attingendo alle proprie radici: in Europa la contestazione s'invera nei modi della canzone popolare di protesta e del progressive in senso lato.

Comune ai due empiti (americano ed europeo) è la volontà di rottura; le soluzioni divergono tra il frontismo e l'impegno sociale (hippies, Pantere Nere, socialismo fabiano, comunismo, anarchismo ...) e l'escapismo (voglia di una terra 'altra', riesumazione di passati mitici o futuri possibili ...).
Se la prima soluzione ci dona Dylan, Guccini, il cabaret politico e l'avanguardia più avvertita e dirompente (compreso il progressive più elaborato: Soft Machine, Henry Cow), la seconda sfocia nello space rock, nella psichedelia alla Wooden ships, nel neoclassicismo, nel folk e nella world music più sognante, nel progressive con l'orecchio e il cuore rivolto al rimpianto delle terre utopiche (celtiche, germaniche, leniniane; tolkeniane; evoliane: non necessariamente di sinistra, quindi).
Svanito in un decennio questo afflato universale rimase la maniera: in tale periodo di riflusso (dal 1975 circa in poi) la fluidità creatrice si perde e ci si immobilizza nell'ossequio del recente passato; sarà allora che gli Stati Uniti, in tono minore e ordine sparso, tenteranno il recupero delle forme progressive europee più celebrate e prevedibili, Yes e Genesis in testa.
Operazioni riuscite, c'è da anticipare, in cui il tono del già sentito non fa velo alla godibilità delle esecuzioni. C'è parecchio ancora da disboscare, però. 

Mirthrandir - For you the old women (1976). John Vislocky III, voce, tromba; Alexander Romanelli, chitarra; Richard Excellente, chitarra; Simon Gannett, tastere; James Miller, flauto basso; Robert Arace, batteria.

Cathedral - Stained glass stories (1978). Paul Seal, voce, tastiere, percussioni; Rudy Perrone, voce, chitarra; Tom Doncourt, tastiere, percussioni; Fred Callan, voce, tastiere; basso; Mercury Caronia IV, batteria, percussioni, vibrafono. 

Hands - Hands (recordings 1977-1980). Gary Stone, voce; Tom Reed, voce; Ernie Myers, voce, chitarra, tastiere; Michael Clay, voce, chitarra, tastiere, xilofono; Shannon Day, viola, violino; Mark Menikos, viola, mandolino; Skip Durbin, sassofono; Steve Parker, voce, basso; John Rousseau, batteria, percussioni; Martin McCall, batteria, percussioni.

martedì 10 giugno 2014

Virgin Forest vol. 5 - A new touch of South America Hermeto Pascoal - Slaves Mass (1977)/Jaivas & Pablo Neruda - Alturas de Macchu Picchu (1981)/Bacamarte - Depois do fim (1983)

Los Jaivas

Ecco Mario Praz nel saggio Edgar Allan Poe, genio d'esportazione*: “Autori poco noti o screditati nel loro paese godono all'estero d'una rinomanza che sembra inesplicabile. Qualunque opinione possa aversi in Inghilterra circa Byron o Wilde, non v'è inglese che non rimanga stupito nel sentir nominare quegli autori  accanto a Shakespeare dalle persone cosiddette colte del continente. Simile è la sorpresa del russo nel veder esaltato ai sette cieli, in Inghilterra ad esempio, Cechov, mentre autori più grandi di lui sono mal noti o ignorati ... Provatevi ... a leggere la History of Italian literature di Garnett. Lì incontrerete il gran poeta Alessandro Arnaboldi che, dice l'autore di quella storia letteraria ‘possedeva un supremo dono per la descrizione ed eccelleva nella lirica grave e solenne, nel genere di Matthew Arnold’ ... Poco sotto, a darvi un quadro della moderna poesia italiana, Garnett citava l' ‘eccellente produzione poetica di Giovanni Marradi, Giuseppe (sic) Pascoli e Alfredo Baccelli’. ... Poche righe più oltre lo squisito dilettante Carlo Placci veniva citato accanto ad Antonio Fogazzaro e via di questo passo, di modo che l'italiano che legga quella storia letteraria non sa più in che mondo si trova: come se una banda d'ubriachi fosse entrata in casa sua e si fosse divertita a mettere gli sgabelli sui tavoli, le poltrone in cucina e le scope nei vasi da fiori".

Alludendo alla scarsa fortuna di Poe nei paesi di lingua anglosassone e amplificando il detto 'Nemo propheta in patria', Praz sembra suggerirci: attenti ai giudizi di valore quando rovistate fra le bibliografie altrui ... E potrebbe aggiungere: fra le discografie altrui.
Il pericolo c'è: quando si entra in terra incognita il rischio di sopravvalutazioni, trascuratezze e disomogeneità è altissima. Tempo fa, ad esempio, lessi una recensione inglese o americana all'album degli Etna, band progressive nostrana di seconda fascia: cominciava con queste parole poco cautelose: “The best jazz-rock album ...”.
Addentrandoci nel folto della foresta, insomma, gli abbagli possono moltiplicarsi (la vegetazione, il caldo, il sole a picco), ma, a tal proposito, occorre fare subito due considerazioni piuttosto rassicuranti:

- La musica non è la letteratura. Non esiste la grossolana falsificazione della traduzione, poiché il linguaggio musicale, mi si perdoni la banalità, è universale. Carbonio, silicio e fluoro hanno lo stesso numero di protoni ed elettroni in Italia, su Marte o su Betelgeuse. E 7 + 5 equivale a 12 in una aula elementare oppure in un buco nero ... E così è la musica, simile al Fuoco di Eraclito o alla Volontà di Schopenauer, totale e unica, pur nell'infinita permutabilità dei timbri, degli accenti, delle esecuzioni, dei campanilismi sonori.

- Uno sguardo straniero può fallire nella valutazione di tale permutabilità (gli manca, è vero, la sensibilità primigenia che fa apprezzare certe sfumature e rende naturali al palato alcune soluzioni, ritmiche o compositive), ma, al contempo, nella sua innocenza, tale occhio è libero dal pregiudizio della tradizione; soprattutto in un settore musicale dove l’ingombro del passato è quasi nullo: sempre da Bill Haley e Rock around the clock datiamo la nascita del genere ...

Suggerisco, peraltro, in considerazione di tale terminus post quem, due praticissimi acronimi: A.H. (Ante Haley) e P. H. (Post Haley).
Esempi: La vie en rose è del 9 A. H.; Depois do fim dei Bacamarte fu pubblicato in Brasile nel 29 P. H.; e così via.

Hermeto Pascoal (Brasile) - Slaves mass (1977).

Jaivas/Pablo Neruda (testi di) (Cile) - Alturas de Macchu Picchu (1981). Mario Mutis, voce, chitarra, basso, quena, zampoña; Gato Alquinta, voce, chitarra, basso, quena, ocarina, zampoña; Eduardo Parra, tastiere, flauto; Claudio Parra, tastiere; Gabriel Parra, voce, silofono, corno, batteria, percussioni.

Bacamarte (Brasile) - Depois do fim (1983). Jane Duboc, voce; Marcus Moura, flauto; Mario Neto, chitarra; Sergio Villarim, tastiere; Delto Simas, basso; Marco Veríssimo, batteria; Mr. Paul, percussioni

* Contenuto in Mario Praz, Il patto col serpente, Leonardo, 1995

sabato 7 giugno 2014

Trilogia della collera/1 ovvero Exploited - Punk's not dead (1981)


La trilogia propone alcune riflessioni enigmatiche accompagnate da un terzetto musicale (nascosto dal consueto fogliame) suggerito dal blog Detriti di Passaggio: Exploited, GBH, Discharge.
Oggi la prima puntata.

* * * * *  

Le ipotesi fondamentali:
- In principio fu il desiderio: l’uomo, infatti, non è che desiderio.
- Il desiderio deve essere soddisfatto; sempre; a qualsiasi costo.
- Il desiderio insoddisfatto genera violenza.
- La violenza va incanalata – dai sacerdoti del potere – per il mantenimento del potere stesso: il vecchio ordine è così mantenuto e ricostituito su basi nuove.

Schopenauer, magnifica canaglia e prosatore d’eccellenza, chiamò il desiderio: Volontà. Onnipotente, Unica, Indivisibile: agisce l’uomo eternamente, instancabilmente. Una metafora universale, bellissima di ciò che, nella cruda realtà, è ben altro: il desiderio è in noi: succhi, umori, linfe; bile, sangue, pus … Osservate un cadavere squartato, magari in una foto di guerra: quello siamo, un coacervo semiliquido di continua ansia di possesso, materiale, oh, quanto materiale … e umano, troppo umano …

Il desiderio: di oggetti, cibo, sesso, sopraffazione … metteteci qualunque cosa … ogni perversione possibile … signori: il catalogo è questo …

La domanda fatale e primigenia di quell’essere scrofoloso chiamato uomo: come soddisfare il desiderio? Da solo non posso .. rischio d’esser ammazzato, soppresso … la vita è pericolosa … la natura scatenata: fiere, tempeste … il nemico è in agguato … occorre socializzare … la società …

La società funziona. Si va a caccia insieme, si innalzano capanne e totem, si organizzano stupri … si mette su famiglia, si bisboccia mentre le carni fumiganti gocciolano grasso liquefatto … alla fine si diventa pure sedentari … si coltiva, si alleva … la vita è bella …

La comunità ingrandisce … cominciano le grane … qualche carestia fa mancare il pastone per tutti … inverni gelidi, malattie epidemiche … oppure il contrario: troppa gente: nascono invidie, rancori … oppure: il nemico alle porte ... inventiamoci qualcosa: il sacrificio …

Si sacrifica, si uccide in base all’intensità della propria potenza …

- La comunità ha un surplus di potenza, è prospera: si sacrifica la sovrabbondanza, la vacca o il capretto in più, il raccolto in più, il figlio o la vergine in più … riconoscenti al Moloch …
- Nella comunità manca la potenza: all’interno si cerca, quindi, il responsabile, il capro espiatorio, il sacrificando … per placare il Moloch che non ci dà il raccolto, per placare un nemico troppo forte, per rinsaldare il gruppo che rischia di dissolversi, di sbranarsi internamente.

Inganni del sacrificio: il sacrificando, paradossalmente, fa parte ed è altro dalla comunità: la strega, lo storpio, il pharmakos, il maledetto, il nemico, il deforme, il bambino malefico; oppure un animale, scelto fra quelli più inoffensivi, più ‘umani’: capretti, vitellini, maialini … un qualcuno che ci ‘assomigli’ (in modo da esclamare davanti al dio che si inganna: sacrifico una parte di me) e nello stesso tempo sia altro da noi: un diverso, senza legami, senza potere, senza ambizioni di vendetta: una vittima perfetta; verrebbe da dire: sacrificale …

Altro inganno: si parla di comunità, di Stato, di villaggio, di società, ma la vittima, di fatto, è già stata espulsa dalla società … in realtà chi si arroga il diritto di uccidere è un gruppo di potere interno alla società: esso sacrifica il gruppo senza potere di quella stessa società …

Le nuove civiltà, che hanno consegnato al Potere Giudiziario (sempre più universale, potente, impersonale) le chiavi della vendetta e del ristabilimento dell’ordine, operano alla stessa maniera del buon selvaggio … dai Dinka alla NATO al NWO homo non facit saltus …

Il potere, ecco il problema … il desiderio di potenza di una élite … la élite (di qualsiasi tempo) rinnova il patto che la unisce a se stessa e ai suoi complici tramite il sacrificio … dai capretti ai milioni immolati il passo è breve … e, soprattutto, il passo è lo stesso … quello dell’oca, a volte, ma non sempre …

L’unica differenza tra il buon selvaggio, Atene e il Fondo Monetario Internazionale: i numeri … il buon selvaggio sacrificava qualche capra e un paio di nemici, gli Ateniesi parecchi buoi e qualche vergine, il FMI qualche decina di milioni di umanoidi …

Il potere si nasconde … sempre … il sacerdote è il massimo mistificatore … tanto più falso quanto più cruento … egli sceglie con cura la vittima … un escluso, un debole che non possa difendersi o essere vendicato e, al contempo, abbia la forza simbolica di rappresentare tutti: élite, corpo sociale, negletti … sacerdoti, guerrieri, mercanti, paria …


Anche la Storia ama nascondersi, spesso dietro episodi insignificanti … le lacrime della Fornero … la Fornero che si inceppa sulla parola sacrifici ... proprio su quella … ma non c’è niente da ridere, o da criticare, o da burlarsi … il momento è solenne, graveolente d’un simbolismo di morte … sicuramente voluto … l’élite è in pericolo, i desideri da soddisfare molteplici, il Moloch freme, il villaggio globale trema sotto i colpi della crisi, si scatenano invidie, rancori, risentimenti … occorre una svolta, occorre un sacrificio lustrale che riorganizzi le fila … bisogna cambiare! Cambiare, subito, per sempre … il nuovo ordine, eguale al vecchio, rifondato con le ossa dei sacrificati … Esagero? Mi farò chiamare Joker lo Scherzoso … credere che una sadica inciampi con un groppo in gola è davvero una burla, però …

Le vittime sapete chi sono … disoccupati, inoccupati, esodati, licenziati, ultimi della fila … sono lì sotto la mannaia … italiani di diritto, ma non di fatto … sono dentro la nostra società, ma già fuori ... i sacerdoti sono mistificatori, ricordiamolo … spesso imbellettano la giovenca o la vergine o il pharmakos, li ricoprono di salamelecchi, li ingrassano di cibo e promesse, li ospitano in casa, favoriscono la loro fuga … e piangono … piangono … quindi – gli assassini non hanno colpa! – li abbandonano nel deserto o li cacciano a frustate dalla città o li trafiggono con le lame di ossidiana – il sangue ribolle fuori dalle vene innocenti … la purificazione è avvenuta, col minimo sforzo … la città è salva … gli dei placati. Si continua.

Credete che la storia sia diversa perché stavolta siamo noi sotto il macuahuitl del sacerdote azteco? Afghani, iracheni, siriani, ucraini, Coventry, Dresda, Hiroshima, Hanoi hanno già pagato … le guerre mondiali … il potere sa come imbellettare la morte … il sacrificio immane … attenti … nazionalismi, spread, allarmi, razzismi, sono come i fiori che inghirlandano il capo di Ifigenia – cerva bianca condotta al macello per placare il Moloch e i generali avidi di guerra …

L'11 settembre ... Pearl Harbour ...

Il respiro della Storia … inspirazione, espirazione … i saliscendi della Storia … le crisi, i cicli economici, la morte e la nascita delle nazioni … immani olocausti … sacrifici incommensurabili … che tocchi a noi? Attenti: è tempo di confusione: il carnefice fa occhi di vitello, il duce è colla testa sul ceppo … attenti a scegliere.


giovedì 5 giugno 2014

Early British punk from A to Z vol 15 (Nosebleeds/Now/Open Sore/Ordinarys/Outcasts/Outsiders/Panik/Patrik Fitzgerald/Penetration)



Nosebleeds (Wythenshawe, Manchester) - I ain't been to no music school (1977; 7’’). Ed Banger, voce; Vini Reilley, chitarra; Peter Crookes, basso; Toby Romanov, batteria.

Now (Peterborough) - Here come The Now (2002?; recordings 1977-1979). Mike McGuire, voce; Steve Rolls, chitarra; Paul Farrer, basso; Joe MacColl, batteria.

Nuffin (Caterham). Introvabili.

Open Sore (Slough) - Vertigo, excerpt from Live at The Roxy (1985; recordings 1977-1978). Bob Kyley, voce; Holly Channer (Jenny Rate), voce; Sean Burke, chitarra; Barry O’Connor, basso; Dave Arnold, batteria; Barry Benn, batteria.

Ordinarys (Waltham Cross/Hoddeson) - Four tracks, excerpt from Bored Teenagers vol. 4: great British punk originals 1977-1982 (2006; recordings 1978). Steve Phelps, voce; Paul Hilder, chitarra; Steve Richmond, chitarra; John Harty, basso; Steve Phypers, batteria.

Outcasts (Belfast) - Self conscious over you (1979). Blair Hamilton, voce; Colin "Getty" Getgood, chitarra; Martin Cowan, chitarra; Greg Cowan, basso; Colin Cowan, batteria.

Outsiders (Londra) - Calling on youth (1977). Adrian Borland, voce, chitarra; Bob Lawrence, basso; Adrian Janes, batteria.

Panik (Manchester) - It won’t sell (1977; 7’’). Nance,voce, chitarra; Random, chitarra; Hilton, basso; B'Dale, batteria.

Passion Killers (York). Introvabili. Steve Durkin, voce; Paul Carroll, chitarra; Chris Brown, basso; Geoff Hardaker, batteria. Quindi Steve Durkin, voce; Alan Riggs, chitarra; Paul Carroll, basso; David Burley, batteria.

Patrik Fitzgerald (Londra) - Safety-pin stuck in my heart (1977; 7’’)/The paranoid ward (1978; 12’’)/Backstreet boys (1978; 7’’)

Penetration (Ferryhill) - Don’t dictate (1977; 7’’)/Life’s a gamble (1978; 7’’)/Firing squad (1978; 7’’). Pauline Murray, voce; Fred Purser, chitarra; Neale Floyd, chitarra; Robert Blamire, basso; Gary Smallman, batteria, percussioni.

lunedì 2 giugno 2014

Harmonia - Deluxe (1975)


Allora: Michael Rother dai Neu! alla chitarra; Dieter Moebius e Hans Joachim Roedelius dai Cluster/Kluster alle tastiere; Mani Neumeier dei Guru Guru alla batteria e Conny Plank (1940-1987) dietro le quinte, ma non troppo.
Un supergruppo, insomma, se non fosse che i nomi coinvolti dicono moltissimo a pochi e poco ai moltissimi. Un supergruppo cult, si potrebbe tentare di definirli, minoritario nella considerazione nella corrente già minoritaria del krautrock. 
Gli Harmonia non so come prenderli. La tripletta iniziale è addirittura superiore allo strepitoso Musik from Harmonia. Migliore di parecchio Brian Eno: a sua volta i Kluster erano tali (Eno vi andava a lezione). Migliori perché? Con certi gruppi tedeschi è così: sfuggono tra le dita i motivi di un fascino che rimane, perciò, insondabile. Inutile cicalare: hanno anticipato le tendenze ... i generi ... l'elettronica moderna ... la disco ... il che significa tutto e niente dato che anticipare non vuol dire essere migliori di ciò che verrà, anzi. 
Per qualche fattore scatenante ancora da individuare, le profondità dell'anima tedesca vennero a contatto con gli afflati libertari di fine anni Sessanta e, per un decennio, si inverarono proteiformi come Amon, Faust, Ash Ra Tempel , Tangerine e via elencando.
Una sensibilità millenaria, e una ricerca formale secolare, si liberarono sulle ali eretiche della sperimentazione elettronica novecentesca, inglobando le spinte della nascente world music, l'anarchismo hippie, il minimalismo catatonico, il cabaret politico, il folk, la new age interstellare; si produsse, perciò, una psichedelia sui generis, visionaria, arcana e inaudita, che avvampò con forza gigantesca, poi, esaurito quel combustibile ideologico, si spense con rapidità altrettale; qualche favilla ardente volò ancora a lungo sulle ceneri di quell'incendio smisurato: una è questo Deluxe.