giovedì 28 febbraio 2013

Robertrocksampler vol. 4 - Robert Wyatt 1982-1997 1^ parte/2^ parte/3^ parte



Summer into Winter

Walter and John
Aquamarine
Slipping slowly
Another conversation with myself
A girl in Winter

The animals

The Animals film (part 1)
The Animals film (part 2)

4 tracks EP

I'm a believer
Memories
Yesterday man
Team spirit

Work in progress (with Ben Watt)

Biko
Amber and the Amberines
Yolanda
Te recuerdo Amanda

Old rottenhat

Alliance
The U.S. of amnesia
East Timor
Speechless
The age of self
Vandalusia
The British road
Mass medium
Gharbzadegi
P.L.A

Dondestan

Costa
The sight of the wind
Catholic architecture
Worship
Shrinkrap
CP jeebies
Left on man
Lisp service
N.I.O. (New Information Service)
Dondestan

Shleep

Heaps of sheeps
The Duchess
Maryan
Was a friend
Free will and testament
September the ninth
Alien
Out of season
A Sunday in Madrid
Blues in Bob Minor
The whole point of no return



lunedì 25 febbraio 2013

Traditional music of the vanishing peoples vol.2 (Afghanistan I/Afghanistan II/Kurdistan) plus Le canzoni di Pier Paolo Pasolini ovvero la distruzione del passato e l’abolizione del futuro. Un sogno di Pasolini. Il Colosseo vuole suicidarsi



Diluire il passato e la cultura in un eterno presente e, per ciò stesso, abolire il futuro. Il Nuovo Potere non ha alternative; la Storia si è chiusa. L’infinita varietà degli esseri umani, l’orizzonte degli eventi delle possibilità, degli incroci, delle giustapposizioni, l’immane quantità di dolore e furore e speranza, tutte le cangianti sfumature dell’animo umano, dal bruto al santo, hanno finalmente trovato riposo nella quiete dell’oggi. Finalmente la pace. Nessuna fuga in avanti, nessuna rivoluzione a salvarci. Il passato, quell’orrore di rovine e strepito, già sbiadisce: l’oggi è confortevole, perché volgersi verso quel lucore barbarico? E il futuro, così simile all’oggi, non esiste.
Atene, Roma, Tunisi, Alessandria, Costantinopoli, le capitali dell’infamia, verranno inghiottite dall’eternità del presente - dalla nuova gioia - e allontanate in un ricordo sempre più flebile. Disperso il genio, annichilite le passioni, profanati gli altari, spenti gli incendi. Perché venerare quei libri, quei luoghi, quelle forme che riaccendono la memoria e l’ardore e la furia? Il Nuovo Potere sussurra: dimenticate il passato, è questo il vero rimedio! Ignoratelo. Riponete nell’ignoranza la vera felicità. Il tepore circolare del presente, senza scatti, senza genio, ma democratico, libero. Siate liberi, finalmente! Godete di queste conquiste e misurate la vostra vita con cucchiaini da caffè. Un giorno dopo l’altro. Dimenticate chi siete e il passato, il vero dolore, si sbriciolerà lasciando aperta qualsiasi porta! Chiudete gli occhi e, soprattutto, obliate quelle memorie d’infamia! Nolite timer, Roma perit!
Come Hegel vedeva le gigantesche spirali del divenire acquietarsi nella perfezione dello Stato prussiano, così il Nuovo Potere decreta la dittatura eterna del presente edonistico in cui l’assenza di ciò che è stato rende incomprensibile i fatti, il futuro, la vita. D’altra parte a chi importa?
I popoli, le loro musiche, le loro arti muoiono lentamente. L’homo novus avanza, indistinguibile. A Roma ogni giorno spariscono i segni del passato: una pietra levigata dai secoli, una breccia del Foro, un’edicola mariana, un arco barocco, un affresco, un terrazzino liberty chiuso da infissi in alluminio anodizzato. Presto non rimarrà che il presente. Atene, Roma, Tunisi Alessandria, Costantinopoli come Seattle, Dubai, Las Vegas, Montecarlo. I mozziconi dei monumenti ristaranno davanti alle nuove generazioni come manufatti alieni, come insensate costruzioni di una civiltà assolutamente altra. Senza scopo, rovineranno su se stessi come gli affreschi romani nella mirabile scena di Roma di Federico Fellini.
Pompei, il Vaticano, Civita, Cortona, il Colosseo.
Scrive Pasolini su il settimanale Tempo (‘Tempo’, non ‘Il Tempo’) il 5 Aprile 1969:
I monumenti, le cose antiche, fatte di pietra o legni o altre materie, le chiese, le torri, le facciate dei palazzo, tutto questo, reso antropomorfico e come divinizzato in una figura unica e cosciente, si è accorto di non essere più amato, di sopravvivere. E allora ha deciso di uccidersi: un suicidio lento e senza clamore, ma inarrestabile. Ed ecco che tutto ciò che per secoli è sembrato ’perenne’, e lo è stato in effetti fino a due tre anni fa, di colpo comincia  sgretolarsi, contemporaneamente. Come cioè percorso da una comune volontà, da uno spirito. Venezia agonizza, i sassi di Matera sono pieni di topi e serpenti, e crollano, migliaia di canali (stupendi) in Lombardia, in Toscana, in Sicilia, stanno diventando dei ruderi: affreschi, che sembravano incorruttibili fino a qualche anno fa, cominciano a mostrare lesioni inguaribili. Le cose sono assolute e rigorose come i bambini e ciò che esse decidono è definitivo e irreversibile. Se un bambino sente che non è amato e desiderato - si sente ’in più’ - incoscientemente decide di ammalarsi e morire: e ciò accade. Così stanno facendo le cose del passato, pietre, legni, colori. E io nel mio sogno l’ho visto chiaramente, come in una visione”.

*  *  *  *  *
Le canzoni di Pier Paolo Pasolini assommano tutti i brani che vantano testi del poeta. Interpreti (Laura Betti, Domenico Modugno, Giovanna Marini, Fabrizio De André) e musiche (Morricone, Umiliani, Endrigo) variano; tra le sedici spicca l’eccezionale versione di Cristo al Mandrione (non quella del video), cantata da Gabriella Ferri su musiche di Piero Piccioni. Il Mandrione era borgata miserrima del sud di Roma, fra Casilina e Porta Furba (famigerate le baracche ricavate presso gli archi dell’Acquedotto Felice).

Ecchime drento qua, tutta gnuda
fracica fino all'ossa de guazza
intorno a me che c'è
quattro muri zozzi un tavolo un bide'
Fileme se ce sei Gesù Cristo
guardeme tutta sporca de fanga
abbi pieta' de me
io che nun so gnente e te er re dei re
lavora senza mai rifiata'
moro e l'anima nun sa
Fileme se ce sei Gesù Cristo
guardeme tutta sporca de pianto
abbi pieta' de me
io che nun so gnente e te er re dei re

Fileme se ce sei Gesù Cristo

sabato 23 febbraio 2013

We are not Pink Floyd vol. 6 - Minor bands of the English Seventies (Running Man/Second Hand/Steamhammer)

Steamhammer

Running Man - Running Man (1972). Creatura di Ray Russell, chitarrista e session man d’eccezione, il gruppo alterna soul (Spirit), blues britannico à la Cream (Look & turn, Running man, Hope place), ma risplende soprattutto nelle composizioni più brevi e distese (Higher and higher, Find yourself, If you like), laddove il melodismo d’ottima fattura e apparentemente più facile è vieppiù esaltato dall’interpretazione del bravo Alan Greed, co-autore dei brani. Ray Russell, voce, chitarra, tastiere, basso; Alan Greed, voce, tastiere, basso; Gary Windo, sassofono; Harry Beckett, tromba, flicorno; Alan Rushton, batteria; Ray Cameron, voce.

Second Hand - Death may be your Santa Claus (1971). Notevoli arrangiamenti e un gusto per l’estrema varietà degli stili caratterizzano i sottovalutati Second Hand che, mutata la propria ragione sociale in Chillum (cfr. NWW57), daranno ulteriore prova di sicuro talento. Progressive con tocchi funky, arieggiamenti classici, tocchi sperimentali: nuoce all’opera, forse, l’eclettismo, ricercato troppo studiatamente, ma Ken Elliott e O’Connor sono strumentisti di vaglia. Rob Elliott, voce; George Hart, voce, violino, basso; Ken Elliott, voce, tastiere; Kieran O’Connor, voce, batteria, percussioni.

Steamhammer - MK II (1969). Nato sotto i segni di un blues rock di medio livello (qui individuabile in Contemporary chick con song), il gruppo ebbe la ventura di giovarsi, solo per tale album, del talento di Jolliffe, già con i Tangerine Dream nel 1969 e poi, più robustamente, nel 1978, in Cyclone. Proprio Jolliffe riesce ad iniettare nel prevedibile sound del gruppo delle interessanti screziature progressive (Supposed to be free e la lunga Another travelling tune). Non memorabile, ma piacevole. Kieran White, voce, chitarra, armonica, arpa; Steve Jolliffe, sassofono, flauto, clavicembalo; Martin Pugh, chitarra; Steve Davy, basso; Mick Bradley, batteria, percussioni.


giovedì 21 febbraio 2013

Beyond the boundaries. Post rock vol. 1: Keiji Haino (Milky way/Watashi Dake/Affection)



Keiji Haino - Ama-no gawa (Milky way; 2003; recordings 1973). Haino vanta una discografia, non ufficiale, di circa 203 unità. Ama-no gawa è la registrazione più risalente dopo le due, storiche con i Lost Aaraaff (entrambe del 1971), già apprezzati nel Genya Concert (cfr. JAP45). Ama-no gawa consta di un'unica traccia (47'45''), tre quarti d'ora di noise purissimo: lo strazio elettrico della chitarra, lamento di una bestia antidiluviana ferita a morte, è sovrastato da una ininterrotta folata apocalittica. Per padiglioni robusti e allenati.

Keiji Haino - Watashi dake (1981). Solo la voce di Haino e la chitarra. La voce è un lamento, una confessione, un sussurro, un grido angosciato; la chitarra accenna un blues, uno sberleffo, uno strumming straniante, si accende improvvisamente con uno sferragliare folle (Isn't it delicious), riposa accennando sommessi motivi da tempio giapponese, esala pigolii, molesta la memoria di Hendrix. Mostruoso il finale con Sacrifice (28'56''), orgia inaudita di feedback che derubrica Star spangled banner a blando rumorismo. 

Keiji Haino Itsukushimi (Affection1992; live in Tokyo 30 Dicembre 1991). Registrato nel periodo degli eccezionali live di FushitsushaAffection si discosta dalle profondità ignee di quel progetto e ci consegna un'improvvisazione (voce e chitarra; per cinquantotto minuti!) dai plumbei toni folk elettrici, rigorosamente lo-fi, increspata brevemente dai consueti disastri feedback del Nostro. Nonostante la bassa qualità della registrazione (alla lunga disturbante), il fascino esercitato rimane intatto; l'estetica pervicace, che non ammette minime concessioni a qualunque genere consolidato, o, forse, l'evocazione di pulsioni ancestrali del nostro animo, sono alla base dell'inspiegabile magnetismo di tali sonorità.

mercoledì 20 febbraio 2013

A brief history of electroacoustic music vol. 4

Iannis Xenakis

1966-1968

01 - Luc Ferrari - Und so weiter - piano elettrico e nastro
02 - Ivo Malec - Cantate pour elle - soprano, arpa e nastro
03 - François Bayle - Espaces inhabitables 
04 - Jean-Claude Risset - Computer suite from Little Boy
05 - Vladimir Ussachevsky - Computer piece no. 1


1964-1969

01 - Antunes, Jorge - Cinta cita
02 - Luciano Berio - Questo vuol dire che... - 3 voci femminili, piccolo coro, nastri
03 - Mario Davidovsky - Synchronisms no. 5
04 - Luc Ferrari - Music promenade
05 - Michael Gottfried Koenig - Funktion Blau


1968-1970

01 - Jean-Claude Risset - Mutations
02 - Karl-Heinz Stockhausen - Kurzwellen
03 - Karl-Heinz Stockhausen - Kurzwellen mit Beethoven (Stockhoven-Beethausen Opus 1970) - Das Heiligenstädter-Testament-Geschehen
04 - Karl-Heinz Stockhausen - Kurzwellen mit Beethoven (Stockhoven-Beethausen Opus 1970) - Finale
05 - Christian Clozier - La discordatura

1966-1967

01 - Karl-Heinz Stockhausen - Hymnen - für elektronische und konkrete Klänge - Regionen I und II

1966-1967

01 - Karl-Heinz Stockhausen - Hymnen mit Solisten - für elektronische und konkrete Klänge - Regionen III und IV

1977-1978

01 - Daniel Chorzempa - Sonett
02 - Jonty Harrison - Pair-impair
03 - Iannis Xenakis - La légende d'Eer

lunedì 18 febbraio 2013

Louie Louie - Covers 1957-1993


Louie Louie fu concepita nel 1955, ma vide la luce nell'Aprile del 1957. Un innocua canzoncina su un marinaio giamaicano che torna a casa dalla sua bella. 
Poi, nel 1963, arrivano i Kingsmen; in sala di registrazione pasticciano come dilettanti: il cantante, Jack Ely, dopo l'assolo di chitarra, attacca troppo presto, si blocca sul See ..., il batterista rimedia con un breve assolo, Ely riprende il See Jamaica e chiude il brano, ma l'improbabile elegia di Berry è ormai sbilenca; non solo, ma il testo rimane inintellegibile in alcuni punti a causa, si favoleggia, di un microfono piazzato male. Cosa diavolo cantano i Kingsmen su questo ritmo bislacco? C'è qualcosa sotto? Qualcuno pare non capire, il Federal Bureau indaga, le radio ammutoliscono, i politici subodorano una canzone a doppio fondo, umida di doppi sensi (qualche risata qui), i Nostri negano vigorosamente; lentamente, però, le vendite salgono, i dollari affluiscono, l'allarme rientra, la leggenda si consolida nei decenni sino alle millecinquecento versioni di oggi.

RICHARD BERRY

Louie, Louie, oh, oh, me gotta go
Louie, Louie, oh, oh, me gotta go
Fine little girl she waits for me
Me catch the ship for cross the sea
Me sail the ship all alone
Me never think me make it home
Louie, Louie...
Three nights and days me sail the sea
Me think of girl constantly
On the ship I dream she there
Me smell the rose in her hair
Louie, Louie...
Me see Jamaica moon above
It won't be long, me see my love,
I take her in my arms and then
Me tell her I never leave again
Louie, Louie...

KINGSMEN

Louie Louie, oh no
Me gotta go
Aye-yi-yi-yi, I said
Louie Louie, oh baby
Me gotta go
Fine little girl waits for me
Catch a ship across the sea
Sail that ship about, all alone
Never know if I make it home
Three nights and days I sail the sea
Think of girl, constantly
On that ship, I dream she's there
I smell the rose in her hair.
Okay, let's give it to 'em, right now!
See Jamaica, the moon above
It won't be long, me see me love
Take her in my arms again
Tell her I'll never leave again
Let's take it on outa here now
Let's go!!

39 Clocks
Alarm Clocks
Bad Religion
Beach Boys
Black Flag
Bruce Springsteen
Clash
Corbs
Fat Boys
Flamin' Groovies
Frank Zappa - Plastic people
Friar Tuck & His Psychedelic Guitar - Louis Louis
Grateful Dead
Iggy Pop
Ike & Tina Turner
Joan Jett & The Blackhearts
Kingsmen
Kinks
Led Zeppelin
MC5
Motörhead
Otis Redding
Patti Smith
Paul Revere & The Raiders
Pinker Tone
Pretenders
Purple Hearts
Richard Berry
Robert Plant
Rockin' Robin Roberts & The Wailers
Sandpipers
Smashing Pumpkins
Sonics
Stanley Clarke & George Duke
Stooges
Swamp Rats
Toots & The Maytals
Troggs
Ventures
West Coast Pop Art Experimental Band

domenica 17 febbraio 2013

Fools, villains and guitar heroes vol. 7 - Hard and heavy rocks 1975 1^ parte/2^ parte/3^ parte

Rush

AC/DC (Australia) - T.N.T.
Aerosmith (USA) - Toys in the attic
After Life (Francia) - Exit
Alice Cooper (USA) - Devil’s food
Andy Scott (Gran Bretagna) - Where d'ya go
Argent (Gran Bretagna) - Rock and roll show
Arktis (Germania) - New rock
Aut’Chose (Canada) - Nancy Beaudoin
Baby (USA) - Life’s what
Björn Famne (Svezia) - Vampire
Black Sabbath (Gran Bretagna) - Megalomania
Blackfoot (USA) - Railroad man
Bronin Hogman Band (USA) - Warrior
Bullet (Australia) - Mover
Cain (USA) - Born of the wind (to a limey)
Chicken Bones (Germania) - Stoned kids
Clockwork (Canada) - Mean lady
Connexion (Canada) - Pas besoin de personne
Damrod (USA) - Twelve hour man
Death (USA) - Politicians in my eyes
Deep Purple (Gran Bretagna) - Drifter
Dirty Tricks (Gran Bretagna) - Back off evil
El Reloj (Argentina) - Alguien mas en quien confiar
Fable (Canada) - A cue stick
Foghat (Gran Bretagna) - Slow ride
Grand Slam (USA) - I can’t quit you
Hammerhead (USA) - Summer nites
Highway (USA) - Lady luck
Hustler - You had it coming to you
Hydra (USA) - Little Miss rock ‘n’ roll
Jessy Joyce (Francia) - Welcome to my dream
Kids (Gran Bretagna) - Crisis
Kiss (USA) - Dressed to kill
Kristyl (USA) - The valley of life
Led Zeppelin (Gran Bretagna) - House of the holy
Mahogany Rush (Canada) - Strange universe
Mariah (USA) - Broadway
Murasaki (Giappone) - Double dealing woman
Nahuatl (Messico) - La pobreza
Nazareth (Gran Bretagna) - Beggar’s day/Rose in the heather
Neil Merryweather (Canada) - Star rider
One St. Stephen (USA) - You may be religious/Junkies lament
Oxo (Francia) - J’suis parti
Rabbit (Australia) - Dinosaur
Råg I Ryggen (Svezia) - Queen of darkness
Rainbow (Gran Bretagna) - A light in the black
Ruby Starr & Grey Ghost (USA) - Burnin' whiskey
Rush (Canada) - Anthem
Schloss (Germania) - Neighbourhood
Scorpions (Germania) - In trance
Shaggy (Svezia) - Destination nowhere
Stevie Wright (Australia) - Black-eyed bruiser
Sting (Gran Bretagna) - Blazing inferno
Stud (USA) - Stud
Supernaut (Gran Bretagna) - Keeper of the keys
Sweet (Gran Bretagna) - I wanna be committed
Sweet Leaf (USA) - Indian man
Sweet Toothe (USA) - Music's gotta stay
Ulysse (Francia) - Retourne chez ta mère
Wabash Resurrection (USA) - In heat
Warlord (Gran Bretagna) - Warlord
White Lightin’ (USA) - Return to the underground
Zipper (USA) - Let it freeze

Due nuove proposte (e mezzo) - Hayduk/Flying Brain's Garden/John 3:16


Flying Brain's Garden - First (2010). Progetto nato a Catanzaro (Cristina Russo, voce, cori, testi e disegni; Raffaello De Fazio, voce, cori, chitarra, basso, tastiere, batteria, percussioni), il Cervello Volante propone una cattivante miscela che oscilla tra robuste suggestioni Gong (The Hades guard, il finale di Thirsty for knowledge), per merito dell'interpretazione della Russo (con gemiti interplanetari molto Gilly Smith) e atmosfere psych tipicamente Seventies, ben suonate e, maggior merito, piuttosto rare presso le latitudini italiane (rare anche ai bei tempi). Bella la copertina con entità che sembrano tratte dal Manoscritto Voynich.


Haiduk - Spellbook (2012). Luka Milojica, multistrumentista attivo in Canada, licenzia questa serie di proiettili blindati di death metal. Attacchi chitarristici ad altezza uomo, batteria ad alzo zero, growl classici, tutti distillati in solitario nelle foreste nordamericane. Sapete cosa vi aspetta. Contatti: sito; Facebook; My Space; Reverb Nation.

John 3:16 - Visions of the hereafter - Visions of Heaven, Hell and Purgatory (2012). Abbiamo già presentato John 3:16 (impegnato in una tournée in Israele), alias Philippe Gerber, in uno split con FluiD. Qui presenta nove tracce che rendono ragione del proprio stile onnicomprensivo: ambientale, shoegaze, drone; in fondo, forse, solo lo stile della nuova psichedelia che allarga ancora i confini mentali sino a visioni maestose, verso quella musica delle sfere (la sola universale) che può affrancarci dai lacci mondani. Contatti: sito, Alrealon Musique.

sabato 16 febbraio 2013

Nurse With Wound list vol. 24 (Jan Dukes de Grey/King Crimson/Basil Kirchin/Osamu Kitajima/Kluster/Kollektiv Rote Rübe & Ton Steine Scherben/Frank Köllges)

NWW list vol. 24. King Crimson

139. Jan Dukes de Grey (Gran Bretagna) - Mice and rats in the loft (1971). Capolavoro senza genere che trapassa gioiosamente da una base folk (a tratti sperimentale) alla tirata acida sino ad un progressive sinfonico che tange i territori di Canterbury e di Ian Anderson. Tre lunghe tracce (18’59’’, 12’48’’, 8’21’’) testimoni di una felicità compositiva che trova radici anarchiche e ispirative nel declinante, ma ancora vitale flower power. Da ascoltare assolutamente. Derek Noy, chitarra, tromba, trombone; Michael Bairstow, flauto, clarinetto, sassofono; Denis Conlan, batteria.

140. King Crimson (Gran Bretagna) - Lark's tongue in aspic (1973). Quando, al minuto 3’41 di Lark’s tongue in aspic, part one e al minuto 3’41’’ di Lark’s tongue in aspic part two (Fripp è uomo preciso) la chitarra si (ri)accende come la sega circolare di un chirurgo algido e completamente pazzo, si ha la sensazione che di questo disco non si potrà mai fare a meno. Freddi, intellettuali, scostanti? Da rivedere criticamente? Macché: inevitabili. Grande Wetton. Robert Fripp, chitarra, elettronica; David Cross, violino, viola, mellotron; John Wetton, voce, basso; Jamie Muir, percussioni; Bill Bruford, batteria.

141. Basil Kirchin (Gran Bretagna) - Worlds within worlds (1974). Due brani (Emergence, 18’15’’ ed Evolution, 17’37’’, rispettivamente terza e quarta parte di un progetto omonimo iniziato nel 1971) per il disco che ha fondato la musica ambientale inglese (Brian Eno e gli stessi Nurse With Wound hanno riconosciuto in Kirchin il loro precursore). Egli si appropria del concretismo francese (dialoghi, strepiti autistici, fonemi, versi animali), e lo giustappone a bordoni sonori che sembrano scaturire da un macrocosmo minaccioso e malato (e qui la derivazione musicale è germanica). Il risultato, più che dalle parti di Eno, lo porta verso le derive apocalittiche dei Throbbing Gristle. Da ascoltare.

142. Osamu Kitajima (Giappone) - Benzaiten (1976). Accattivante miscela fra musica popolare giapponese ed elettronica - miscela declinata, però, secondo modalità e regole nettamente occidentali (comprese le due tracce finali, volgarizzamenti world di sonorità tradizionali nipponiche). L’iniziale Benzaiten è stata ascoltata con profitto dai Talking Heads di Remain in light. Osamu Kitajima, chitarra, tastiere, percussioni, percussioni africane, koto (cetra giapponese), biwa (liuto giapponese); George Martinelli, chitarra; Brian Whitcombe, tastiere; Dennis Belfield, basso; John Harris, basso; Haruomi Hosono, basso; Kisaku Katada, batteria, percussioni; Kinji Yoshino, batteria africana; Haruyoshi Hosei, flauto (hayashi-bue); Masako Hirayama, biwa; Tatsuya Sano, shakuhachi (flauto giapponese); Yosei Sato, sho (organo a bocca giapponese).

143. Kluster (Germania) - Klopfzeichen (1971). Conrad Schnitzler, Dieter Moebius, Joachim Roedelius: Kluster. Dieter Moebius, Joachim Roedelius: Cluster (li abbiamo già incontrati assieme a Brian Eno). Klopfzeichen consta di due suite, largamente improvvisate e manipolate elettronicamente (da Conny Plank), irte di dissonanze e asperità industriali. Prima fase, ancora acerba, di un progetto storico dell’elettronica europea. Conrad Schnitzler, tastiere; Joachim Roedelius, violoncello; Dieter Moebius, batteria, percussioni; Christa Runge, voce.

144. Frank Köllges (Germania) - Drums, voices, knispel nie (1977). Ci sono solo Köllges, e i suoi strumenti, voce e batteria, in questo disco, eppure funziona. Borborigmi, divagazioni, latrati, grida sommese giustapposti a rullate, ammicchi, colpi di piatto, esitazioni, riprese: un catalogo mai monotono e più che divertente. Da ascoltare. Frank Köllges, voce, batteria.

145. Kollektiv Rote Rübe & Ton Steine Scherben (Germania) - Paranoia (1976). Seconda opera presente in lista per i Ton Steine Scherben (cfr. NWW 47), questa volta con il collettivo artistico Rote Rübe (Collettivo della Rapa Rossa). Più autonomo del precedente dalla dimensione teatrale del cabaret politico, si segnala per i testi di chiaro conio anarchico (per questo furono banditi dalle radio tedesche) formalizzati, stavolta, in canzoni definite e di presa immediata (Taifuns Traum, Miss Lissy Lamour). Rio Reiser (Ralph Christian Möbius), voce, chitarra; R.P.S. Lanrue (Ralph Peter Steitz), chitarra; Kai Sichtermann, basso; Wolfgang Seidel, batteria.

giovedì 14 febbraio 2013

Early British punk from A to Z vol. 5 (Cockney Rejects/Cortinas/Crabs/Crass/Crisis/Cuban Heels/Cyanide/Cybermen)



Cockney Rejects (Londra) - I’m not a fool (1979; 7’’)/Flares & slippers (1979; 7’’)/Unheard rejects (1985; recordings 1979-1981). Jefferson "Stinky" Turner, voce; Mick Geggus, chitarra; Vince Riordan, basso; Andy Scott, batteria.

Cortinas (Bristol) - Fascist dictator (1977; 7’’)/Defiant pose-Independence (1977; 7’’). Jeremy Valentine, voce; Nick Sheppard, chitarra; Mike Fewings, chitarra; Dexter Dalwood, basso; Daniel Swan, batteria.

Crabs (Great Yarmouth) - John Peel session 26th April 1978. Tony Diggines, voce, chitarra; Ronnie Rocker, chitarra; William Kimbling, basso; Ricci Titcombe, batteria.

Crass (Epping) - Stations of the Crass (1979). Steve Ignorant, voce; Phil Free, chitarra, voce; N.A. Palmer, chitarra; Pete Wright, basso; Penny Rimbaud, batteria; G, voce. Cfr. anche NWW12.

Crisis - No town hall (1979; 7’’)/Holocaust hymns (2005; recordings 1977-1979). Phrazer, voce; Lester Jones, chitarra; Douglas P., voce, chitarra; Tony Wakeford, voce, basso; Luke Randall, batteria.

Cuban Heels (Glasgow) - Downtown-Do the smok walk (1978; 7’’). John Malarky, voce; Laurie Cuffe, chitarra; Paul Armour, basso; Davie Duncan, batteria.

Cyanide (York) - I’m a boy (1978; 7’’)/Mac the Flash (1978; 7’’). Bob de Vries, voce; Dave Stewart, chitarra; Jock Marston, basso; Mick Stewart, batteria.

Cybermen (Accrington) - Cybermen (1978; 7’’)/Double ‘AA’ sided single (1979; 7’’). Roger Entwistle, voce, chitarra; Ian P. Dixon, voce, basso; Paul M. Milek, batteria.


mercoledì 13 febbraio 2013

Early British punk from A to Z vol. 4 (Cane/Cash Pussies/Celia & The Mutations/Cheetahs/Chelsea/Cigarettes/Clash/Cock Sparrer)

The Clash
Cane (Watford) - 3x3 (1978; 7’’). Kip (Malcolm Herring) voce; Chris Battersby, chitarra; Steve Jefford, basso; Dave 'Pixie' Parker, batteria.

Cash Pussies (Londra) - 99% is shit (1979; 7’’). Diana Rich, voce; Alex Fergusson, chitarra; Alan Gruner, tastiere?; Ray Weston, batteria.

Celia and the Mutations (Celia Gollin; Londra) - Mony mony (1977; 7’’)/You better believe me (1977; 7’’).

Cheetahs (Edimburgo) - Radio-active (1979; 7’’). Joe Donkin, voce; Nasty Phil, armonica; John Roberts Dobson, chitarra; Andrew Allan, basso; Droo Farmer, batteria.

Chelsea (Londra) - Right to work (1977; 7’’)/Chelsea (1979). Gene October, voce; James Stevenson, chitarra; Dave Martin, chitarra; Henry Daze, basso [Geoff Myles]; Carey Fortune, batteria [Chris Bashford].

Cigarettes (Lincoln) - Will damage your health! (2002; recordings 1978-1981). Rob Smith, voce, chitarra, tastiere; Steve Taylor, voce, basso; Adam Palmer, batteria.

Clash (Londra) - Super black market Clash (1993; B-sides and rarities). Joe Strummer, voce, chitarra; Mick Jones, voce, chitarra; Paul Simonon, voce, basso, Topper Headon, batteria.

Cock Sparrer (Londra) - Cock Sparrer (1978). Colin McFaull, voce; Garrie Lammin, chitarra; Mick Beaufey, chitarra; Steve Burgess, basso; Charlie Bruce, batteria.

martedì 12 febbraio 2013

Julian Cope - Japrocksampler vol. 4 (Group Ongaku/Yoji Yuasa/Seishokki)

Yoji Yuasa

40. Group Ongaku - Music of Group Ongaku (1996; recordings 1960-1961). Abbiamo già incontratto Kosugi (JPR46) nelle bellissime improvvisazioni di Sep. 75; qui, in combutta con Shukou Mizuno, suo collega alla Tokyo National University of Fine Arts and Music, regala tre ostiche composizioni che sfociano nel rumorismo puro: i sassofoni stanazzano, i pianoforti suonano come toccati dai ghiribizzi di un alienato, tramestii incomprensibili sonorizzano gli sfondi. Eccellente ed enigmatica la chiusa Metaplasm 9-15 (25'49''). Shukou Mizuno, violoncello, batteria, nastri; Takehisa Kosugi, Violino, Sassofono, nastri; Genichi Tsuge, chitarra; Chieko Shiomi, tastiere; Mikio Tojima, violoncello; Yasunao Tone, sassofono, nastri.

39. Yoji Yuasa - Obscure tape music of Japan vol. 4: music for theatrical drama (2006; recordings 1959-1963). Due composizioni (Oen e Mittsu no sekai); se la seconda tradisce, a tratti, la sua natura teatrale, la prima (divisa in dieci parti) è una evocativa  pianura sonora dai toni minacciosi e alieni e latamente spacey. Da ascoltare. 

38. Seishokki - 1975-1977 (2005; recordings 1975-1977). Un gruppetto di studenti sbarbatelli di Hokkaido riesce a confezionare un vero gioiello sperimentale. Nove tracce senza titolo, senza capo nè coda né genere (psichedelia? Free-folk sperimentale? Improvvisazioni alla fine del mondo?) al cui confronto i Red Crayola sembrano neomelodici. Un piccolo capolavoro, ben nascosto, dei Settanta. Hitoshi Matsumoto, Masanori Komatsu, Tetsuya Takashio, Yasuaki Harabuchi, Yuji Nakamura, Ikuro Takahashi, batteria.